Incisi

ROMA – “Noi calabresi distruttori di futuro”, questo il titolo dell’articolo a firma di Mimmo Gangemi sullaStampa del 05/12/2013:

“Tre per tre… tre”, così mugugnava don Peppe per mostrare ch’era immerso in conteggi complicati, da volerci una testa grande quanto una cocuzza lasciata per semente.

Erano le sole parole comprensibili mentre calcolava il prezzo di una partita d’olio che aveva ben chiaro già da prima d’iniziare la manfrina. Lo faceva per impressionare. E impressionava, lui che proveniva da una casa dove il padre «qua dentro? Tutti alfabeti» soleva vantarsi, per averlo copiato dal Barone e storpiato per ignoranza – la parola in bocca al Barone era «analfabeti», per un ulteriore segno di distinzione, potendo delegare che altri scrivessero e leggessero in vece sua.

Erano gli Anni 50. Più di mezzo secolo da allora eppure pochi i progressi rispetto al «tre per tre… tre», visto che la classifica OCSE-Pisa sulla preparazione scolastica dei quindicenni piazza la Calabria ultima in un’Italia che a sua volta annaspa in zona retrocessione, nella colonna di destra della classifica tra i 34 Paesi più sviluppati. La regione se la gioca con la Costa Rica nelle scienze, con la Bulgaria nella lettura, con il Kazakistan nella matematica. Mentre Nord-est e Lombardia sono in cima, in Scienze a ridosso della Corea del Sud, prima. È la riprova di un’Italia a due velocità, e con un gap che tende a crescere.

Io, da ingegnere cresciuto al soldo di un mestiere che toglie fiato al sentimento, m’inchino alla logica dei numeri e ne prendo amaramente atto: l’arretratezza riguarda anche la matematica, il parametro migliore per valutare i dati, operando su simboli identici ovunque e presupponendo ragionamento e logica. Bisogna perciò alzare le mani alla resa, senza inutili levate di scudi campanilistici: si è scavato un divario enorme rispetto al Settentrione e il passo più corto dei nostri quindicenni tara il futuro, dovendosi prevedere un domani peggiore, perché si trascineranno dietro il gap e produrranno un effetto moltiplicatore (…)

Università di Messina, Anni 70. Ricordo una coperta addosso a un professore, mentre veniva fuori dall’ascensore della facoltà, e le botte di alcuni studenti, resi anonimi dalla coperta, per ammorbidirgli le ossa, e la severità agli esami. Ricordo di lauree, all’apparenza conseguite con le buone, stando almeno ai sorrisi larghi e festosi che il candidato scambiava con il professore di turno; sicuro che, a non dargli l’esame, e con un signor voto, le buone sarebbero diventate cattive. E ricordo gli sciacalli, i tanti che, per passare la materia, attendevano che si presentasse uno di quei giovani, oggi professionisti in posti a cassetta, sicuri che il professore non avrebbe fatto figli e figliastri, e sarebbero passati pure loro.

Il quadro è completo se ai peccati recenti si aggiungono le colpe della storia: dopo la paura susseguita ai Fasci Siciliani, le classi dirigenti meridionali disincentivarono la creazione di scuole, convinti che i figli dei contadini, se istruiti, avrebbero preteso diritti; al Sud il processo di alfabetizzazione partì molto dopo rispetto al Nord; la mancanza di università fino agli Anni 70 ha reso più costosa e limitato la formazione di laureati, insegnanti compresi. Ma tutto questo oggi non vale più. Oggi serve prendere coscienza della mediocrità e rimboccarsi le maniche per risorgere (…)

Dolore e sgomento trasudano da questo articolo.

06/08/2012 –

Svezia, il mistero del cerchio nel mare

                                                                                                 Il cerchio ha un diametro di 60 metri e si trova a 87 metri di profondità davanti alle isole Aland

Una formazione inspiegabile nel Golfo di Botnia, i sub: “Manda in tilt gli strumenti,è inavvicinabile”

FRANCESCO SAVERIO ALONZO
STOCCOLMA

C’ è chi già dice che sia un Ufo, chi una vecchia base sottomarina sovietica e chi più prosaicamente insiste sull’esistenza, al fondo del Golfo di Botnia, fra la Svezia e la Finlandia, di un gigantesco deposito di metano risalente all’epoca glaciale. L’unico modo per scoprirlo è immergersi e osservarlo da vicino, ma la colossale formazione solida perfettamente circolare – 60 metri di diametro e 188 metri di circonferenza, a 87 metri di profondità – non si lascia avvicinare. Gli strumenti dei sub vanno in tilt e nuovo mistero si aggiunge al mistero.

La scoperta è merito di una coppia di sommozzatori-ricercatori di tesori sommersi svedesi, Dennis Aasberg e Peter Lindberg che, nella primavera del 2011, stavano perlustrando con la loro videocamera subacquea il fondo marino al largo dell’isola di Aland. La notizia del rinvenimento del «cerchio misterioso» fece rapidamente il giro del mondo e l’interesse suscitato fra esperti di sottomarini, astronomi, biologi, geologi – ed avventurieri – ha fatto insorgere le più disparate supposizioni sulla natura della costruzione: un veicolo spaziale, il coperchio di roccia di un deposito gigantesco di metano, una base segreta di sommergibili sovietici risalente alla Guerra Fredda. Oppure uno sbarramento costruito dai tedeschi negli anni Quaranta per impedire il transito di sottomarini russi nel Golfo di Botnia.

Quest’ultima ipotesi è sostenuta dall’ex contrammiraglio della marina svedese Anders Autelius il quale ha una lunga esperienza in materia, avendo egli stesso diretto i lavori di «trappole» analoghe. «Si gettava una base circolare di cemento – spiega – e, come si può vedere dai fori rimasti nella costruzione ora scoperta, vi si attaccavano dei ganci i quali sostenevano enormi reti circolari tenute tese da grandi boe superficiali. Alla rete venivano appese mine magnetiche. E forse è per questo che nessun sottomarino sovietico uscì dal Golfo di Botnia durante tutta la seconda guerra mondiale».

C’è però chi sostiene anche la teoria di un meteorite e, a sostegno di tale ipotesi, indica un «solco» lungo 300 metri che finisce proprio davanti alla costruzione circolare e che dovrebbe esserne la scia di ammaraggio.

I sommozzatori Lindberg e Aasberg hanno sondato a lungo, con il loro sottomarino privo di pilota, il «relitto», accertandosi che attorno ad esso non esistano sostanze tossiche o radiazioni insidiose. Ma quando hanno deciso, finalmente, di immergersi per accertarsi definitivamente della natura del «cerchio misterioso», qualcosa glielo ha impedito. Per ben tre volte, tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, il radar, i telefoni cellulari, la sonda satellitare e la radio di bordo hanno smesso inspiegabilmente di funzionare. Non si sono arresi e la settimana scorsa sono tornati, con tutte le apparecchiature nuove, sul luogo del reperto. Altro disastro!

«Peccato – dice Lindberg perché ci sono giunte oltre 200.000 e-mail da tutto il mondo e i mass media di ogni continente ci assediano di domande. Ma finora il diavolo – o chi per lui – ci ha messo la coda!». Lindberg e Aasberg divennero famosi qualche anno fa quando recuperarono dal veliero Jönköping, affondato da un sommergibile russo durante la prima guerra mondiale, oltre 100.000 bottiglie di champagne e cognac che furono poi vendute all’asta per diversi milioni di dollari. Chissà che potrebbero trovare, se mai ci riusciranno, all’interno del «cerchio magico del Golfo di Botnia».

Svezia, il mistero del cerchio nel mare

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