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Nabta Playa

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Nabta Playa è situato circa 800 chilometri a sud della moderna Cairo e circa 100 chilometri a ovest di Abu Simbel nell’ Egitto meridionale , vicino al confine egiziano – sudanese .I reperti archeologici rinvenuti nel luogo, indicano che l’occupazione umana nella regione risale ad almeno il 10 °/8 ° millennio a.C. Fred Wendorf scopritore del sito, e l’etno-linguista Christopher Ehret hanno suggerito che le persone che occupavano questa zona a quel
tempo erano pastori di bestiame,utilizzavano pettini in osso di pesce e creavano ceramiche elaborate,ornate da soggetti dipinti e complicati, che appartengono ad una lavorazione fortemente associata a quella utilizzata nella parte meridionale del Sahara;la prima ceramica a Nabta Playa è datata tra il 9.800 e l’8.000 a.C., almeno 1500 anni prima della comparsa della coltivazione e il conseguente sedentarismo. A Nabta sono state rinvenuti piatti, strutture tombali ed un certo numero di lastre e megaliti rovesciati disposti su di una circonferenza

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Infatti nel 5 ° millennio a.C. questi popoli hanno creato uno dei dispositivi astronomici più antichi conosciuti al mondo ( più o meno contemporaneo al circolo Goseck in Germania):un piccolo cerchio di pietre che ricorda e precede Stonehenge (2600 aC ) , e altri siti preistorici simili, di circa 1000 di anni. Le ricerche suggeriscono che potrebbe essere stato un calendario preistorico che avrebbe segnato con una certa precisione il solstizio d’estate .Gli archeologi ritengono che il popolo Nabta Playa possa essere stato il precursore delle grandi civiltà che si sono sviluppate nelle città sul Nilo sorte in Egitto migliaia di anni dopo .Anche se i resti della civiltà Nabta si trovano oggi in una regione arida , in realtà è sorta nel momento in cui, essendosi spostati i flussi che determinano il movimento dei monsoni,la vallata era stata riempita da un lago, rendendo possibile il fiorire di una grandecultura .Nabta Playa è infatti vicino ad un bacino prosciugato e serviva come importante centro cerimoniale per le tribù nomadi. Anche se alcuni ritengono che la raffinata ed alta cultura delle cronologisticamente successive dinastie egiziane sia stata preso in prestito dalla Mesopotamia e dalla Siria,l’astronomo J. McKim Malville dell’Università del Colorado ed altri studiosi, credono che la cultura Nabta sia così complessa e simbolica che potrebbe aver stimolato la crescita proprio della civiltà che alla fine costruì le prime piramidi lungo il Nilo circa 4500 anni fa.Un fatto storicamente rilevante è stato la scoperta che,all’inizio del Neolitico,gli abitanti costruirono alcuni villaggi dotati di pozzi, quindi,mentre si riteneva, in un primo momento, che gli antichi nomadi vivevessero nella regione solo durante le estati piovose , questi pozzi possono averne permesso la presenza per tutto l’anno .                                

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Negli ultimi anni ,una spedizione di ricerca ha scoperto un tumulo funerario nel bacino del lago Nabta Playa , che sovrasta i campi dei monoliti di pietra , ora distrutto dai venti del deserto .Nel suo piccolo pozzo di sepoltura è stato trovata la testa di un bambino di 2,5/3 anni,senza dubbio il figlio di un potente dominatore del deserto nubiano di circa 3500 anni aC,poco prima della creazione del primo stato egiziano

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http://io9.com/5928085/10-civilizations-that-disappeared-under-mysterious-circumstances

http://traveltoeat.com/a-history-of-ancient-prehistoric-architecture/

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Alieni e vasi di fiori

Mastaba di Ptah-hotep (circa 2400 a.C.)
Saqqara, Egitto
Quasi a metà strada tra il complesso di Djoser e il Serapeo si trova la duplice mastaba di Akhet-hotep e Ptah-hotep, ispettori dei sacerdoti delle piramidi di Abusir durante tre regni della IV e V dinastia.

La parte riservata a Ptah-hotep è più modesta di quella del padre, ma rivaleggia con questa per le decorazioni dei vani a lui riservati dove si trovano scene di portatori d’offerta, di presentazioni di animali, di mietitura, di caccia con la rete, di costruzione di barche di papiro e scene di vita del defunto.
Nella cappella di Ptah-hotep si ammirano rilievi che raccontano la sua vita nella raffinatezza della sua abitazione ( mentre fa toeletta assiste ad un concerto ), durante banchetti o sacrifici, durante l’esercizio della caccia.
Egli è raffigurato seduto davanti alla tavola delle offerte mentre tende la mano destra verso la mensa a prendere possesso dell’offerta concessagli per privilegio reale e con la sinistra porta alla labbra un bicchiere.


Le offerte sono rappresentante in file sovrapposte sulle tavola secondo la proiezione ortogonale tipica della prospettiva egizia.

Nel complesso quelli di questa mastaba sono fra i più bei rilievi dell’ Antico Egitto conservati a Saqqara.
Inoltre, in un angolo della parete est della cappella appaiono, per la prima volta nell’iconografia egizia, la figura e il nome dell’artista che probabilmente ha diretto i lavori di decorazione.Ma c’è un mistero che aleggia in questa mastaba e in questo caso non abbiamo a che fare con presunti UFO come quelli nei quadri e negli affreschi del rinascimento, ma abbiamo presenze ben più ambigue che si trovano pubblicate in molti siti web:

 

Qui infatti non si parla  di dischi volanti, ma di un vero e proprio alieno, che sarebbe raffigurato in bassorilievo. Ecco cosa si legge in alcune pagine web: “Extraterrestrial Images on the Step Pyramid Saqqara”
“We were flabbergasted to say the least when we took a closer look at this image and could make out an ‘alien grey’ in the bottom of the picture! Does this prove that the building and placement of the Pyramids were aided by alien intelligence? (…) The implications of the discovery of this ancient stone picture that includes the alien are absolutely huge! and could be one of the most important clues to alien intervention into our ancient history ever made! We have included an enlargement of ‘The Grey’. This picture could explain why the Egyptians appeared to be so technically advanced, and how they were able to build the Pyramids with such precision.”
Purtroppo, per chi si entusiasma tanto per la scoperta del ritratto di un “Grigio”? in una tomba egizia, la brutta notizia è che quello non è un alieno. Infatti in un libro illustrato intitolato “All of Egypt” (Bonechi ed.) troviamo un particolare molto più chiaro e dettagliato dello stesso rilievo dipinto:

 

Si tratta di un vaso che contiene una pianta particolare che veniva offerta agli dei assieme a frutta e animali. Anche in altri punti della mastaba di Ptah-hotep troviamo raffigurata la stessa pianta. Un portatore ha addirittura in mano un piccolo vaso della stessa forma dell’ “alieno”:

Altri vasi, simili a quello scambiato per un alieno, si possono vedere nei dipinti che raffigurano il banchetto rituale offerto agli dei in molte altre tombe egizie.


Quindi nessun mistero nell’affresco dipinto nella mastaba di Ptah-hotep, a Saqqara non ci sono alieni “grigi” con minacciosi occhi a mandorla. La foto pubblicata in tante pagine web raffigura,come si è visto, l’offerta di doni per il banchetto degli dei. In particolare gli occhi del presunto “alieno” non sono altro che le foglie di una pianta che escono da un vaso.Ci sono già molti misteri irrisolti,molte cose fuori posto nella storia dell’uomo,senza bisogno di creare falsi ooparts alimentando così lo scetticismo acritico, che ha lo stesso valore della credulità assoluta.Prima di bere guardiamo cosa c’à nel bicchiere e, comunque, è meglio non buttare giù tutto di un fiato, ma assaporare lentamente per capire cosa ci stanno offrendo.L’antico Egitto è di per se un “mistero” che deve essere completamente svelato e che ,probabilmente,resterà nascosto nelle nebbie di un passato ormai troppo remoto.

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La Sfinge


La sfinge si può considerare,secondo alcuni studiosi, un gigantesco oopart. La più grande scultura monumentale nel mondo antico,  è scolpita su un unico crinale di pietra di 73 metri di lunghezza e 20 metri di altezza. La testa, che ha una struttura nettamente diversa dal corpo  è  interessata da  fenomeni di erosione meno gravi ed è ricavata in uno sperone di pietra dura. Per formare il corpo inferiore della Sfinge, enormi blocchi di pietra sono stati estratti dalla base della roccia ( questi blocchi sono stati poi utilizzati nel nucleo della muratura dei templi  a sud della Sfinge). Mentre qualche testardo egittologo ancora sostiene che la Sfinge è stata costruita durante la 4° Dinastia dal Faraone Chephren (Khafre), un cumulo di prove, sia archeologiche e geologiche, indicano che la Sfinge è di gran lunga più antica della 4 ° dinastia, ed è stata solo restaurata da Chephren durante il suo regno. Non vi sono indicazioni sulla Sfinge, o su uno dei templi  ad essa collegati, in grado di offrire la prova della costruzione ad opera di Chepren, ma la cosiddetta  “Stele dell’inventario” (scoperta sul pianoro di Giza nel 19 ° secolo), dice che il faraone Cheope ,  predecessore di Chepren ,  ordinò di costruire un tempio  accanto alla Sfinge, il che significa ovviamente che  era già lì, e quindi non avrebbe potuto essere costruita da Chephren in un secondo tempo.

Una età più antica della Sfinge è stata suggerita da René Adolphe  Schwaller de Lubicz , basata su considerazioni geologiche. Schwaller de Lubicz ha osservato, e geologi come Robert Schoch, professore di Geologia presso la Boston University lo hanno confermato, che l’estrema erosione sul corpo della Sfinge non poteva essere il risultato di vento e sabbia, come è stato universalmente ipotizzato, ma piuttosto è il risultato dello scorrimento dell’acqua. Geologi concordano sul fatto che in un lontano passato, l’Egitto è stato sottoposto a gravi inondazioni.

L’erosione del vento, poi ,non può aver avuto  luogo quando il corpo della Sfinge era  coperto dalla sabbia, e  questa è la condizione in cui si è trovata per la quasi totalità degli ultimi cinquemila anni – dal momento che la presunta data della sua costruzione sarebbe quella della 4a Dinastia. Inoltre, se le tempeste di sabbia avessero causato una profonda erosione della Sfinge, sarebbe logico  trovare la prova di tale erosione anche su altri monumenti egiziani costruiti con materiali simili ed esposti al vento per un analogo periodo di tempo. Ma il fatto è che, anche sulle strutture che hanno avuto più di esposizione alle tempeste di sabbia, vi sono effetti minimi di erosione,  sono state poco più che lucidate .

Ulteriori elementi di prova della grande età della Sfinge potrebbe essere indicato dal significato astronomico della sua forma che è quella di un leone. Circa ogni duemila anni (2160 per essere precisi),  a causa della precessione degli equinozi(il movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse), il sole sorge su una diversa costellazione. Negli ultimi duemila anni,  è stato nella costellazione dei Pesci, simbolo dell’ età cristiana. Prima  dei Pesci, è stato nell’ Ariete , e prima ancora nel Toro. È interessante notare che, durante il primo e il secondo millennio aC, circa nell’età dell’ Ariete,  questa immagine era ben presente nell’iconografia Dinastica, mentre durante l’Età del Toro il  suo culto salì nella Creta di Minosse.

Forse i costruttori della Sfinge hanno  utilizzato nella progettazione anche un simbolismo astrologico per la loro scultura monumentale. Le conclusioni geologiche di cui sopra  indicano che la Sfinge sembra essere stata scolpito  prima del 10.000 aC, e questo periodo coincide infatti con l’Età del Leone, che durò dal 10970 al 8810 aC.


Ulteriore sostegno a favore di questa grande antichità della sfinge proviene da una  sorprendente correlazione cielo/terra dimostrata da sofisticati programmi per computer come Skyglobe 3.6. Questi programmi per computer sono in grado di generare immagini precise di qualsiasi parte del cielo notturno visto da diversi luoghi della terra, in qualsiasi momento, in un lontano passato o futuro. Graham Hancock spiega in Heaven’s Mirror che “le simulazioni al computer mostrano che nel 10500 aC la costellazione del Leone avrebbe ospitato il sole nell’equinozio di primavera – vale a dire un ora prima dell’alba;  Ciò significa che la  Sfinge,quella mattina, avrebbe guardato direttamente  verso  una costellazione nel cielo che si può ragionevolmente  considerare  la propria controparte celeste “.

La discussione che anima la scultura monumentale della Sfinge riguarda il fatto che questa  non può essere stata presente in un momento in cui (secondo la teoria  archeologica prevalente) non c’erano  civiltà sulla terra e l’uomo non  era ancora sviluppato al di là della condizione di  cacciatore-raccoglitore . La questione è talmente radicale che sono comprensibili le reticenze accademiche  nel riconoscere questa ipotesi.

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Aerei ed elicotteri dalla Colombia pre-Inca all’Egitto dei geroglifici.


 Per rafforzare la tesi che il volo fosse conosciuto ,chissà per quali motivi,nell’antichità ,altri OOPART, cioè una serie di monili d’oro precolombiani rinvenuti in Bolivia, costituiscono un vero e proprio richiamo per il cielo. Nel 1954 il governo della Colombia mandò parte della sua collezione di antichi oggetti d’oro in un tour negli Stati Uniti. Fra i monili, un pendente dorato che riproduceva un modello di velivolo ad alta velocità databile almeno 1000 anni fa, identificabile come parte della cultura pre-lnca Sinu. Scambiati inizialmente per gioielli a forma di volatile, sembrano raffigurare, degli aerei ,nella forma quasi più vicini allo shuttle: hanno le ali squadrate, la calotta per l’equipaggio ed il timone verticale posteriore.


La conclusione degli studiosi è che non rappresenti alcun animale, in quanto le ali sono molto rigide e a delta. Il timone è di forma triangolare, a superficie piatta e rigidamente perpendicolare alle ali. A rendere più fitto il mistero, sulla parte laterale sinistra del timone appare un’insegna, esattamente dove si pone nei velivoli odierni. L’insegna è ancora più “fuori posto” di tutto l’oggetto in quanto si tratterebbe della lettera aramaica beth o B.

Questo starebbe ad indicare che l’oggetto non sarebbe originario della Colombia ma antecedente, proprio di una qualche popolazione del Medio Oriente che conosceva il segreto del volo. Il team di ricerca “The Enterprise Mission” dello scienziato di frontiera Richard Hoagland   hanno valutato i manufatti con gli scienziati tedeschi dott. Algund Eeboom e Mr. Peter Belting.Eeboom e Belting collaborando,hanno progettato diagrammi schematici perfetti dei piccoli oggetti.

Poi hanno espanso le proporzioni di questi modelli in modo da costruire modelli in scala funzionanti.  Con loro grande sorpresa, hanno scoperto che semplicemente inserendo un elica sul davanti e stabilizzatori sulle ali, gli aerei non solo volavano, ma erano anche capaci di eseguire complesse manovre aeronautiche tramite telecomando.

Ancora più strane e spiazzanti sono il gruppo di figure trovate   a Abydos (o Abedjw) nel Tempio di Sethy I (XIII sec. a.C.  con splendidi rilievi policromi che rappresentano una delle vette dell’arte egizia)

alcuni anni fa quando uno dei pannelli in pietra recante dei geroglifici, a circa 6 metri di altezza, si distaccò dal muro e cadde a terra frantumandosi.

Questo  pannello però fungeva da copertura a uno più vecchio  che recava immagini in rilievo che hanno un’insolita somiglianza con velivoli moderni.
. Il tempio in cui il faraone si associa al culto di Osiride rende omaggio a ben sette dei: Osiride, Iside, Horus (la triade di Abydos), Amon di Tebe, Ptah di Memphis, Ra-Harakhte di Heliopolis (i tre mggiori centri politico-religiosi del paese) e lo stesso Sethy I divinizzato. Su un architrave vicino all’ingresso del tempio sono visibili i geroglifici “Ooparts” che sembrano rappresentare un elicottero ed alcuni aerei.

 Per trovarli basta chiedere “dell’elicottero” ad uno dei guardiani che, con una mancia, vi indicherà il punto preciso.  Secondo gli archeologi le incisioni, sebbene sbalorditive,  sono (come al solito) combinazioni casuali di simboli abbastanza comuni.Sembra che i faraoni adorassero comunque svolazzare sulle rive del Nilo,infatti  al Museo  Egizio  del  Cairo si trova un reperto sconvolgente.Un modellino che per molto  tempo  fu creduto una riproduzione di  un uccello e venne catalogato con il n°6347.Trovato nel 1891 nella tomba di Pa-di-Imen a Sakkara e risalente almeno al 200 a.C. è realizzato in legno di sicomoro e solamente nel 1969 il dottor Khalil Messiha si accorse che l’animale era senza gambe, aveva strane ali e una cosa  insolita,  posta  verticalmente sulla coda.

Gli studiosi allora  lo esaminarono in modo approfondito e scoprirono che si trattava di un modello  di  aliante  pesante solo 39,12 grammi.Il muso di 3,2 cm e  la fusoliera sono modellati tenendo conto  dell’aereodinamica. Le ali misurano 18 cm e sono leggermente curve, progettate in modo  da  creare  un  vuoto  di  portanza  nella parte  superiore.Il corpo  è  lungo  14 cm  e  il piano della coda è rialzato. Le misure sono ideali per garantire il volo. La scritta “Pa-Diemen”, che lo identifica, significa dono   di   Amon, il  signore  del  soffio  d’aria . Il  ministro  della  cultura   egiziano Mohamed  Gamal  El-Din  Moukhar  nominò  nel  1971  un   gruppo  di  esperti   per esaminare la sensazionale scoperta.L’anno successivo fu inaugurata al Museo Egizio delle  Antichità  la  prima  mostra  di  aereoplanini  dell’antico  Egitto ,  con  ben  14 esemplari.

(Per onestà intellettuale dobbiamo aggiungere che, osservando le foto di lato e di fronte,sembra proprio un uccello/aliante)

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