Nel cuore del Sahara, intorno al massiccio montuoso centrale dell’Hoggar, si elevano grandi altopiani detti “Tassili”, una parola tamascek (la lingua dei Tuareg) che significa “fiumi”. In un passato immemorabile, il Sahara era umido e traversato da numerosi fiumi che scendevano dagli altopiani. Oggi, il viaggiatore che si avventura sui Tassili vede ancora i canyon tracciati dalla forza delle acque, gli antichi letti dei fiumi, può immaginare le cascate che si abbattevano lungo i salti di roccia: ma tutto è ormai silenzioso, asciutto, immobile. L’antica erosione delle acque ha foggiato le rocce tenere degli altopiani, scisti e arenarie, in forme fantastiche: pinnacoli, grotte, tetti, cavità, scalinate, canali, ciclopiche canne d’organo in pietra. Quando un acquazzone si rovescia sul Sahara, le acque tornano a incanalarsi nei vecchi alvei, ruscellano lungo le pareti scolpite dall’erosione, e i Tassili diventano, per breve tempo, un mondo d’acqua in movimento. Il Tassili che prende nome dalla tribù Tuareg degli Adjer si eleva nelle vicinanze dell’oasi di Djanet. È uno degli altopiani più vasti e suggestivi. Nell’ombrosa gola di Tamrit, uno “uadi” (antico alveo di fiume) raccoglie e conserva preziosa acqua piovana nelle sue pozze rocciose, permettendo la sopravvivenza di un gruppo di solenni e verdi cipressi dai tronchi enormi e dai rami contorti, d’età più che millenaria. I cipressi di Tamrit sono ormai soltanto una quindicina.
Donne ornate
La vera meraviglia che impreziosisce il Tassili sono gli affreschi preistorici, dipinti tra i diecimila e i quattromila anni fa, raffigurano animali ormai scomparsi nel Sahara, scene di caccia e d’amore, dèi dalla testa d’uccello come quelli egizi, carri come quelli dei romani, persino enigmatiche figure dalle teste tonde simili a caschi spaziali che hanno fatto parlare di Atlantidei ed extraterrestri: la più ampia, suggestiva e misteriosa galleria d’arte a cielo aperto del mondo
Le tensioni etniche che hanno fatto sospendere la Parigi/Dakar hanno fermato anche la maggior parte, se non tutti ,i turisti che viaggiavano verso il magico mondo delle pitture rupestri del Tassili, anche perchè le assicurazioni non sono disposte a coprire questo tipo di mete . Così nel momento in cui il mondo cominciava a svegliarsi rispetto alla magica realtà di questi dipinti, la politica internazionale ha posto le pitture rupestri preistoriche quasi off-limits. Nonostante tutto ciò, è vero che le pitture rupestri del Tassili possono essere visitate, ma le poche persone che hanno scritto su queste stupende opere preistoriche hanno attinto dal pionieristico lavoro di Henri Lhote(1903-1991) e il suo team.
Pitture rupestri
Lhote dichiarò che la zona del Tassilli è il più ricco serbatoio di arte preistorica di tutto il mondo. Ha scritto una serie di libri, il più noto dei quali è “La ricerca degli affreschi del Tassili. Le pitture rupestri del Sahara” che è un reconto delle difficoltà incontrate nel tentativo di scoprire e catalogare tutti i disegni e le pitture rupestri che erano sparse sulle roccie dei vari angoli del Tassili.
Lhote stesso si è basato sul lavoro del tenente Brenans dei “meharisti” (truppe cammellate), che è stato uno dei primi ad avventurarsi in profondità nel canyon del Tassili nel 1933, quando s’inoltrò in esplorazione nella zona degli Adjer, .Primo europeo a entrare in quel territorio, notò strane figure che risaltavano sulle pareti rocciose. Vide elefanti camminare insieme con le loro probosciti che sollevavano tronchi , un minaccioso rinoceronte guardare con il corno rivolto verso di loro , giraffe con il collo teso, come se stassero mangiando cime di alberi. Oggi, l’area è un desolato deserto. Questi dipinti rappresentano un’epoca ormai remota, quando il Sahara era una savana fertile, ricca di fauna selvatica e l’uomo viveva qui.
Bianca signora
Dopo la guerra, Brenans, in collaborazione con il mentore Lhote Abbé Breuil, uno studioso di pitture rupestri del Paleolitico nella Francia meridionale, organizzarono una missione di studio e la mappatura delle pitture rupestri del Tassili .
Le condizioni del Tassili sono molto “dell’altro mondo”,ma si potrebbe obiettare che è “dell’altro mondo” il paesaggio, che alcuni hanno effettivamente descritto come un “paesaggio lunare”.
Il grande dio
Alieno sembra anche un primo impatto con alcuni dei dipinti. Lhote stesso ne descrive qualcuno come “volto marziano”. Lhote usa un termine che aveva sentito in televisione in un documentario di fantascienza, in cui un extraterrestre era simile alla figura sulla roccia. E’ il termine che più tardi sarà utilizzato da Erich von Däniken con la sua voglia di speculare sul fatto che alcuni disegni sembravano effettivamente raffigurazioni di visitatori extraterrestri.
I “marziani” sono quelli che più scientificamente Lhote etichettò come ” popolo delle teste rotonde”,. Ciò che Terence McKenna ritiene è che siano stati “dell’altro mondo”, non nel senso di extraterrestri, ma proprio nel senso di un’altra dimensione. La sua opinione è che un certo numero di opere di arte rupestre evidenzia la prove dell’esistenza di una la religione ormai perduta che si basava sull’uso di funghi allucinogeni. Ha notato disegni dove sembrano crescere funghi in tutto il corpo dei personaggi, come a Matalen-Amazar e a Ti-n-Tazarift. In altri compaiono nelle loro mani, e altri ancora sono addirittura ibridi di uomo e di funghi.
Egli ha osservato che nella rappresentazione dello sciamano c’è sempre una maschera sul volto e questi stringe funghi con le mani . Il fatto che questi erano sciamani è provato dalla presenza di maschere, uno strumento spesso indossato da quest’ultimi durante le cerimonie religiose. Se qualcuno ancora non era convinto che queste persone erano “fuori delle loro menti” per dipingere le scene, McKenna ha messo in risalto la struttura geometrica che circondava lo sciamano, che per lui e gli altri esperti è stata la prova definitiva dello stato di trance in cui erano entrati gli esecutori della pittura .
Il grande dio “marziano”
Sebbene McKenna fu quello che divulgò i dipinti, ciò che ha scritto era, in gran parte, in linea con ciò che aveva pensato Lhote stesso. Egli era convinto che l’arte era stata ispirata dalla magia e che tutto derivava da credenze religiose.Confrontò L’arte rupestre del Tassili con gli artisti che dipinsero all’interno delle grotte francesi e ,decenni dopo la morte di Lhote, furono pubblicati studi , come quelli di David Lewis-Williams, che mettevano in evidenza ,anche per questi,il loro contesto sciamanico.
Altri ricercatori, in particolare Wim Zitman, hanno individuato una connotazione astronomica ai diversi disegni.
Personaggi volanti (con “astronave”)
Sciamano
Zitman concentra la sua attenzione in particolare sul cosiddetto “nuotatore”, dipinto a Ti-n-Tazarift, e sostiene che questo è in realtà la rappresentazione di una costellazione, sostiene inoltre che ci sia una connessione tra le pitture rupestri del Tassili e l’origine della civiltà egiziana, domandandosi se lo sciamano del Tassili non potesse essere stato il “Seguace di Horus” oggetto di tante speculazioni di Robert Bauval e Graham Hancock. Piuttosto che dalla mitica Atlantide la civiltà Egizia non potrebbe provenire più semplicemente da una regione a sud-est delle montagne, vale a dire il Tassili?
“Uomo” volante
Ancora una volta la dimostrazione che poco o nulla conosciamo del nostro passato remoto.Possiamo fare solo congetture più o meno dimostrabili o credibili,ma nulla può essere certo e inconfutabile.
Antinea