Non so se avete letto e ricordate il mio post (Quale traccia rimarrà di noi) di sabato 13 Gennaio dove mettevo in dubbio la nostra sicurezza di salvare nel tempo il nostro sapere .Bene,sembra proprio che la rubrica TuttoScienze della Stampa mi abbia voluto rispondere:
II TuttoScienze LASTAMPA
MERCOLEDÌ 31 GENNAIO 2007
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Troppe memorie smemorate
Le tavolette d’argilla sumero-babilonesi sono sopravvissute ai millenni, carta epergamena hanno durata plurisecolare e invece i supporti elettronici no: i dischi ottici garantiscono durate oscillanti tra i cinque e i 25anni,mentre hardware, software,sistemi operativi e relative memorie di massa difficilmente superano il limite dei cinque anni. Se poi si passa ai contenuti on line su Internet, gli anni si degradano addirittura a giorni, come nel caso delle pagine Web con cicli medi di vita stimati tra i 40 e i 70. Così, mentre imperturbabilmente continuiamo a trasferire saperi e dati sensibili nelle memorie digitali, ci si comincia ad allarmare per la loro tremenda fragilità.
Come correre ai ripari? Alcune risposte arrivano dal meeting di esperti organizzato a Firenze dalla Fondazione
Rinascimento Digitale con il ministero per i Beni Culturali. Tema: l’impatto prodotto dalle ICT (Information and Communication Technologies) sulle «architetture della conoscenza» e sulla gestione del patrimonio culturale e, allargando gli scenari, sulla conservazione a lungo termine dei supporti elettronici.
«L’informazione digitale esiste o non esiste, archiviarla è come conservare il fuoco:bisognerà sorvegliarla in continuazione, mantenerla,nutrirla, perché rimanga giovane in eterno. Altrimenti come il fuoco si spegnerà e non
esisterà più», ha osservato Abid Abdelaziz, rappresentante dell’Unesco, istituzione da tempo impegnata sul
fronte della conservazione…