Archivi tag: supernova esplosa

N63A esplosione di una supernova

Una violenta esplosione della quale resta  una massa di gas e polveri,questo è quello che ha ripreso il telescopio spaziale Hubble puntato verso i resti di una vicina supernova chiamata N 63A.L’immagine è relativa ai resti di una grande stella che è esplosa e i suoi strati gassosi hanno creato una regione spettacolarmente turbolenta. A lungo si è pensato che l’esplosione di una stella danneggi eventuali episodi di formazione stellare. Come hanno mostrato le immagini di Hubble, N 63A è ancora giovane e il suo spietato shock ha distrutto l’ambiente,ma le nubi di gas, piuttosto che distruggere le stelle,ne aiutano la formazione.I dati ottenuti in diverse lunghezze d’onda da altri rilevatori hanno evidenziato che ci sono stelle si formeranno in 10, 15 anni-luce da N 63A. Nel giro di pochi milioni di anni, la supernova espulsa da N 63A potrebbe raggiungere il sito di questa fabbrica di stelle ed  essere incorporata anche nella formazione dei pianeti intorno agli astri di tipo solare,creando una situazione molto simile agli inizi della storia del nostro sistema.

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Una stupenda foto di 4 secoli fa.

Dopo 4 secoli dall’ esplosione di una supernova ne vediamo il film del passato.L’immagine è stata ripresa  dall’osservatorio di Calar Alto in Spagna e rielaborata con l’aiuto dei due telescopi della Nasa:Spitzer e Chandra,combinando le foto agli infrarossi e quelle ai raggi X.La deflagrazione ha lasciato una ardente nuvola di detriti in espansione (in verde e in giallo).L’alone blu che forma una sfera all’esterno dell’onda d’urto è composta da elettroni ultra-energici,le parti rosse vicine al bordo esterno sono polveri e materiali irradiati dalla supernova.
Image Credit: MPIA/NASA/Calar Alto Observatory

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Anna Maria Bauer

Anna Maria Bauer nasce nel 1947,vive e lavora tra Zurigo e Bedigliora (TI) Svizzera.

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Supernova 1987 A

Un misterioso gioco di cerchi come un hula-hop, questa immagine di effetti speculari luminescenti rossi dovuti ai gas che fanno da cornice all’espansione dei detriti di una  supernova esplosa nel 1987. (Immagine di Hubble dell’aprile 1994)

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Resti della supernova G1.9 +0,3

La più recente supernova nella nostra galassia è stata scoperta osservando le tracce della rapida espansione dei suoi resti. Questo risultato,raggiunto utilizzando Chandra  e il National Radio Astronomy Observatory’s Very Large Array, contribuirà a migliorare la nostra conoscenza delle relativamente frequenti esplosioni di supernovae nella galassia della Via Lattea.
La distruzione della stella in questione  si è verificata circa 140 anni fa, il che la rende la più recente nella Via Lattea. In precedenza, l’ultima supernova nella nostra galassia si era verificata all’incirca nel 1680,ed anche in questo caso  la stima è basata sull’ espansione dei suoi resti, Cassiopea A.
E’ importante rintracciare queste esplosioni di supernovae perchè provocano oltre a concentrazioni di calore anche la ridistribuzione di grandi quantità di gas e di elementi pesanti nei loro dintorni che possono attivare la formazione di nuove astri come parte di un ciclo di morte e rinascita stellare. L’esplosione è anche in grado di lasciarsi alle spalle,nel suo centro, una stella di neutroni o un buco nero.
La recente esplosione della supernova non è stata vista con telescopi ottici, perché si è verificata vicino al centro della galassia, incorporata in un campo denso di gas e di polvere e si è potuta vedere solo  ai raggi-X e con radiotelescopi.
“Possiamo osservare alcune esplosioni di supernova con telescopi ottici in circa la metà dell’ universo, ma, quando sono in queste condizioni,  si possono non vedere  nel nostro cortile cosmico”, ha detto Stephen Reynolds della North Carolina State University di Raleigh, che ha effettuato lo studio con  Chandra. “Fortunatamente, la nube di gas in espansione dall’ esplosione brilla in onde radio e raggi X per migliaia di anni.Con raggi- X e radio telescopi si può vedere attraverso tutto ciò che è oscurato e mostrare così ciò che per noi  non è possibile osservare direttamente”.
Gli astronomi regolarmente controllano supernovae in altre galassie come la nostra. Sulla base di tali osservazioni, i ricercatori stimano che circa tre esplodono  ogni secolo, nella Via Lattea.
“Se il tasso di queste stime è corretto,  ci dovrebbero essere i resti di circa 10 esplosioni di supernova che sono più giovani di Cassiopea A,” ha detto David Green dell ‘Università di Cambridge, nel Regno Unito, che ha eseguito lo studio sul Very Large Array. “Sarebbe bello trovare traccia di una di loro.”
Il monitoraggio di questo oggetto è iniziato nel 1985, quando gli astronomi, guidati da Green,hanno utilizzato il Very Large Array per identificare i resti di un’ esplosione di supernova vicino al centro della nostra galassia. Sulla base delle sue piccole dimensioni, si è pensato si trattasse di una supernova esplosa da circa 400 a circa 1000 anni fa.
Ventidue anni dopo, le osservazioni Chandra hanno rivelato che i resti si erano ampliati di una grande quantità, circa il 16 per cento, dal 1985. Ciò dimostra che la supernova esplosa è molto più giovane rispetto a ciò che si pensava e questo è stato confermato nelle scorse settimane quando il Radiotelescopio Very Large Array ha fatte nuove osservazioni. Questo confronto di dati individua l’età dei resti a 140 anni – forse meno se stessero rallentando – il che la rende la più giovane supernova esplosa nella Via Lattea.
“Nessun altro oggetto nella galassia ha proprietà come questo”, afferma Reynolds. “Ciò che abbiamo osservato è estremamente importante per apprendere di più su come alcune stelle esplodono e che cosa succede in seguito.”

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Esplosione di Eta Carinae

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Al centro della foto ,spettacolare nella sua conformazione,c’è la stella Eta Carinae che ha distrutto se stessa circa 150 anni fa quando divenne una delle più brillanti stelle del cielo meridionale.Sebbene abbia raggiunto l’effetto di una supernova è comunque sopravvissuta trasformandosi in due lobi ed un grande e sottile disco equatoriale che si spostano verso l’esterno a circa 1,5 miglia all’ora.Anche se Eta Carinae dista da noi più di 8000 anni luce, poichè è circa 10 miliardi di miglia (come tutto il sistema solare) è perfettamente distinguibile.

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Una stella esplosa 2000 anni fa

 Questa immagine del telescopio spaziale Hubble è relativa ad una esplosione cosmica ed è molto simile ai fuochi d’artificio sulla Terra. Nell’angolo in alto a destra dell’immagine si vede la Piccola Nube di Magellano che è una struttura delicata ed incandescente in un turbinio di lavanda e pesca. Nelle vicinanze, una stella massiccia è esplosa  ed ha cominciato a dissolvere la sua massa interna in una spettacolare giostra di filamenti colorati.La supernova nota come “E0102” è il verde-blu che caratterizza l’insieme di detriti appena al di sotto del centro della immagine di Hubble. Il suo nome deriva dalle coordinate del suo collocamento nella sfera celeste. Più formalmente conosciuta come 1E0102.2-7219, è situata circa 50 anni luce di distanza dal bordo della stella massiccia N 76, nota anche come Henize 1956, nella Piccola Nube di Magellano.Poichè e stato determinato che i resti della supernova E0102 sono relativamente giovani e cioè risalgono a soli 2000 anni fa,questo ha consentito agli astronomi di esaminare direttamente il materiale del nucleo di enormi stelle. Ciò, a sua volta, dà un’idea su come queste si formino , la loro composizione chimica e la dinamica  della zona circostante. Le tracce recenti sono un ottimo strumento didattico per capire meglio la fisica delle esplosioni di una supernova.La Piccola Nube di Magellano è una galassia nana vicina alla nostra Via Lattea ed è visibile nell’emisfero australe, in direzione della costellazione del Tucano, distante da noi  circa 210000 anni-luce.

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Esplosione di SN 1006 il 1°Maggio 1006 dc

E’ stranissimo e inquietante questo  delicato nastro di gas galleggianti nella nostra galassia. Cosa sarà?Una scia di una nave spaziale aliena? Un jet che esce da un buco nero? In realtà questa immagine, presa dall’Hubble Space Telescope della Nasa , è una sezione molto sottile di ciò che rimane di una supernova ed è la testimonianza di una esplosione stellare che si è verificata più di 1000 anni fa.

 All’incirca il 1° maggio 1006 dC, osservatori provenienti dall’Africa verso l’Europa e l’Estremo Oriente hanno assistito e registrato l’arrivo di una esagerata ed inaspettata luce da quella che ora è chiamata SN 1006.La nascita di un nuovo astro era causata, in realtà, dalla tremenda esplosione di una supernova allo stadio finale , una nana bianca a quasi 7000 anni luce di distanza dalla terra. La supernova è stata probabilmente la stella più grande mai vista dagli esseri umani, ed ha superato in brillantezza Venere nel cielo notturno, essendo superata,probabilmente, solo dalla Luna.Il fenomeno è stato visibile anche durante il giorno per settimane, ed è rimasto osservabile a occhio nudo per almeno due anni e mezzo prima di scomparire del tutto.

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Esplosione di Z-Camelopardatis

Questa immagine mostra  Z Camelopardalis, o Z Cam, una stella binaria con un sistema collassato.Possiamo vedere la stella morta (bianca al centro) , chiamata White Dwarf, e la stella compagna, di cui resta il fantasma che fa da involucro al sistema. L’enormità del guscio di polveri cosmiche fornisce elementi di prova riguardo alla quantità di materiale espulso e poi spazzato via da una potente esplosione, classica delle “nove”, che probabilmente si è verificata qualche migliaio di anni fa.

L’immagine combina dati raccolti dai rilevatori a raggi ultravioletti del Galaxy Evolution Explorer (Galex) della Nasa il 25 gennaio  2004. L’osservatorio orbitante ha iniziato l’osservazione di Z Cam nel 2003.

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Con Spitzer alla ricerca dell’origine della vita sulla terra

                                                                                                                                      Gli astronomi ritengono che la terra in origine era un posto molto simile all’inferno. Le temperature erano estreme ed il pianeta era bombardato costantemente da residui cosmici. Molti scienziati ritengono i prodotti base della vita, o i blocchetti di costruzione, devono essere stati molto resistenti per sopravvivere in questo ambiente tumultuoso. Ora, il telescopio di Spitzer della NASA ha scoperto che le molecole organiche che costituiscono i blocchetti di costruzione della vita, denominati idrocarburi policiclici aromatici o IPA, possono anche sopravvivere all’ambiente estremo dell’esplosione di una supernova. Le Supernovae sono le morti violente delle stelle più voluminose. Nell’esplosione, questi oggetti volatili proiettano tonnellate di onde energiche nell’universo, distruggerendo gran parte della polvere che le circonda .Il fatto che gli idrocarburi policiclici aromatici possono sopravvivere in una supernova indica che sono incredibilmente duri – come delle blatte cosmiche che resistono ad uno scoppio nucleare. Tale durezza potrebbe essere un ulteriore prova che queste molecole sono effettivamente fra i blocchetti di costruzione della vita. Achim Tappe del centro Harvard-Smithsonian per l’astrofisica di Cambridge, ha utilizzato gli infrarossi dello spettrografo del telescopio spaziale Spitzer per rilevare gli importi abbondanti degli idrocarburi policiclici aromatici lungo il bordo della supernova N132D. Il resto si è raccolto a 163.000 anni/ luce in una galassia vicina, denominata la grande nube di Magellano. “Il fatto che vediamo gli idrocarburi policiclici aromatici sopravvivere a questa esplosione denota la loro resistenza” dice Tappe.In queste molecole intriganti sono contenuti gli atomi di idrogeno e di carbonio e sono state trovate all’interno delle comete , intorno alle regioni dove si formano le stelle e nelle zone dove si addensano i pianeti. Poiché tutta la vita sulla terra è basata sul carbonio, gli astronomi sospettano che il carbonio originale della terra potrebbe venire da queste molecole, probabilmente dalle comete che si sono scontrate con il nostro giovane pianeta . Gli astronomi sostengono che è una prova certa che una stella voluminosa è esplosa vicino al nostro sistema solare proprio mentre si formava ,circa 5 miliardi di anni fa.In caso affermativo, gli idrocarburi policiclici aromatici che sono sopravvissuti a quella devastazione potrebbero aver aiutato il seme della vita sul nostro pianeta. La relazione del Tappe è stata pubblicata nel 10 dicembre 2006.

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