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L’Uomo di Denisova, una svolta nell’evoluzione umana

Un ominide “terzo incomodo” tra Neandertal e Homo sapiens: le nuove analisi del DNA su fossili ritrovati in Siberia dimostrano l’incrocio tra esseri umani arcaici e moderni

di Ker Than*

paleontologia,russia,evoluzione

Questo molare di individuo adulto è uno dei due soli fossili esistenti dell’Uomo di Denisova. Immagine per gentile concessione di David Reich, Nature

Una nuova ricerca genetica rivela che un ominide precedentemente sconosciuto, l’Uomo di Denisova, avrebbe abitato l’Asia per migliaia di anni, probabilmente incrociandosi occasionalmente con uomini moderni (Homo sapiens).Non solo: le nuove analisi del DNA condotte sull’osso della falange di un mignolo di una “ragazza” di 40.000 anni fa trovato nella grotta di Denisova, in Siberia, rivelerebbero che gli abitanti di alcune isole pacifiche di Papua New Guinea potrebbero essere lontani discendenti di queste antiche ibridazioni.

Questa “svolta” nell’evoluzione umana sembra portare ulteriori testimonianze a supporto dell’ipotesi che varie specie del genere Homo – umani moderni e Neandertal, umani moderni e cosiddetti denisoviani, e forse denisoviani e Neandertal – si siano incrociati e abbiano prodotto una prole.

“Non pensiamo che gli uomini di Denisova siano andati in Papua Nuova Guinea”, spiega il coautore dello studio Bence Viola, antropologo dell’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva di Lipsia, in Germania. “Riteniamo che popolazioni di denisoviani abbiano occupato gran parte dell’Eurasia orientale così come i Neandertal abitavano gran parte dell’Eurasia occidentale”, continua

Viola. “La nostra ipotesi quindi è che gli antenati degli attuali melanesiani abbiano incontrato i denisoviani in Asia sudorientale incrociandosi con loro, e che in seguito si siano spostati in Papua Nuova Guinea”

Ibridazioni fra specie umane
Il genetista Brenna Henn della Stanford University afferma che i ritrovamenti di Denisova, assieme a unaricerca pubblicata in maggio che rivelava incroci fra umani moderni e neandertaliani, suggeriscono che le ibridazioni fossero molto più frequenti di quando si ritenesse in precedenza.

“Fino a sei mesi fa però non esistevano testimonianze genetiche di mescolamento fra esseri umani arcaici e moderni”, afferma Henn, co-firmatario di un articolo che accompagna lo studio pubblicato oggi sulla rivistaNature.

“Poi però sono state presentate queste due ricerche, e non dico che abbiano cambiato tutto, ma certamente vanno a sostegno di un’ipotesi che per anni non è stata neppure presa in considerazione” dai genetisti, dice Henn, non coinvolto nella ricerca.

“È una delle scoperte più intriganti degli ultimi tempi”, commenta Giorgio Manzi, paleoantropologo dell’Università La Sapienza di Roma, non coinvolto nella ricerca. “Si conferma l’esistenza di un ‘terzo incomodo’ fra Neandertal e Homo sapiens; si aggiunge la possibilità che questi uomini si siano incrociati con popolazioni della nostra specie in diffusione. I paleoantropologi sono al lavoro per interpretare questo nuovo indizio genetico alla luce del record fossile”.

Il fossile della falange indica un nuovo tipo umano
La ricerca ruota tutta attorno a un osso fossile della falange del mignolo scoperto nel 2008 a Denisova, che si ritiene appartenesse a un giovane individuo di sesso femminile morto, si ipotizza, fra i 5 e i 7 anni di età.

In precedenza, per uno studio pubblicato su Nature nel marzo 2010, i ricercatori avevano raccolto e sequenziato il DNA mitocondriale, o mtDNA, dell’osso. Ma il mtDNA – che si trasmette solo per via materna – contiene molte meno informazioni sul corredo genetico di una persona di quante invece ne fornisca il DNA nucleare, ovvero prelevato dal nucleo della cellula.

La nuova ricerca rivela che il team è riuscito con successo a estrarre e sequenziare DNA nucleare dal fossile. 

Poi, utilizzando tecniche di comparazione genetica, gli studiosi sono stati in grado di determinare che i Denisoviani differivano sia dagli umani moderni che dai Neandertal, eppure erano strettamente collegati a questi ultimi.

Secondo i ricercatori, la differenziazione fra denisoviani e Neandertal sarebbe avvenuta 350.000 anni fa.

Un ominide dai denti grandi
Assieme all’osso del mignolo, i ricercatori dell’Accademia Russa delle Scienze, che hanno condotto gli scavi, hanno rinvenuto anche un dente che apparteneva a un individuo denisoviano adulto.

Il dente – un molare – è più grande di qualsiasi altro dente di H. sapiens, ma è anche più grande di quello di un Neandertal.

Una nuova specie umana?
I ricercatori sono molto cauti e non definiscono mai i denisoviani una nuova specie, ma li indicano piuttosto come un “sister group” (una forma strettamente imparentata) dei Neandertal.

Se umani moderni e denisoviani erano specie diverse, i loro ibridi non avrebbero potuto riprodursi a loro volta; sembra invece che questi ibridi abbiano prodotto prole, altrimenti il DNA dei denisoviani non avrebbe potuto trasmettersi ai moderni melanesiani. Perciò, ipotizza Viola, è probabile che H. sapiens e denisoviani non fossero specie separate.

Non solo: date le evidenze a sostegno del fatto che H. sapiens si possa essere incrociato con Neandertal – e adesso con i denisoviani – vi sono persino alcuni biologi dell’evoluzione che hanno suggerito di lasciar cadere la diversa denominazione per umani moderni e neandertaliani, e di considerare i due gruppi (Neandertal e Denisova) come sottospecie di Homo sapiens.

*(ha collaborato Stefania Martorelli)

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