Archivio mensile:settembre 2012

Nucleare, la centrale del Garigliano uccide ancora (Sappiamo solo quello che ci fanno sapere).

Non si parla mai delle attuali centrali nucleari che tuttora devono essere messe in sicurezza e smantellate.
Ecco l’elenco le centrali nucleari che vennero fermate dopo il referendum del 1987, questa tabella la trovate anche su wikipedia:

Centrali elettronucleari in Italia. Dati tratti dal registro internazionale reattori nucleari presso l’AIEA”http://it.wikipedia.org/wiki/Centrali_nucleari#cite_note-13

Si noti che, considerata la durata media di tali impianti (25-30 anni dal momento dell’accensione del reattore), alla data dei referendum italiani (1987) la centrale di Garigliano era già stata chiusa per raggiunti limiti d’età mentre quelle di Latina e Trino vercellese lo sarebbero state entro pochi anni. L’unica centrale che è davvero stata chiusa prematuramente è quella di Caorso in provincia di Piacenza.

Con centrale elettronucleare (o più raramente centrale nucleotermoelettrica e più comunemente centrale nucleare o atomica), si intende generalmente una centrale elettrica che sfrutta il calore prodotto da una reazione di fissione nucleare a catena autoalimentata e controllata per generare vapore (o gas come l’anidride carbonica) a temperatura e pressione elevate col fine di alimentare turbine connesse ad alternatori e producendo quindi elettricità. Possono essere composte da uno o più reattori.
In una centrale nucleare a fissione refrigerata ad acqua leggera, come ogni centrale elettrica basata su un ciclo al vapore, avviene una reazione che libera calore utilizzato per la vaporizzazione dell’acqua e quindi la generazione di lavoro meccanico. Il principio fisico alla base della generazione del calore in una centrale nucleare a fissione è dunque la fissione nucleare, ovvero la scissione del nucleo di atomi pesanti quali uranio e plutonio. foto
Diciamo che le centrali nucleari non è che siano proprio così economiche, contando che dietro c’è un lavoro esagerato per la produzione del combustibile.

Per la realizzazione della centrale del Garigliano, la BIRS, la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (meglio nota come Banca Mondiale, o World Bank) erogò, per la prima ed unica volta nella sua storia, un finanziamento di 40 milioni di dollari dell’epoca in favore dello sviluppo dell’energia nucleare a “scopi pacifici”. Il prestito venne concesso alla Cassa per il Mezzogiorno e da questa trasferito alla SENN, Società Elettronucleare Nazionale, creata ad hoc ed incaricata della realizzazione dell’opera. L’intera realizzazione si distinse per il suo carattere di esperimento sia sul piano energetico che finanziario.
L’unico incidente nucleare che c’è stato in italia (documentato) è stato quello della centrale del Garigliano a Sessa Aurunca (CE), (cosa strana non citata sulla pagina di wikipedia).
Questa è stata da sempre una centrale con molti difetti, di fatti è stata chiusa prima del referendum,è stata oggetto di un guasto nel 1978 e, dopo aver valutato come antieconomici i costi della sua riparazione, è stata chiusa definitivamente il 1º marzo 1982.
Il Reattore ad acqua bollente (BWR)” di 160 MegaWatt, un modello superato già nel periodo di sua realizzazione. Basato su una configurazione impiantistica eccessivamente complicata (presto abbandonata dalla stessa General Electric).
I lavori per la realizzazione della centrale nucleare del Garigliano iniziarono nel 1959 e finirono nel 1964 e già nel 1963 iniziò il primo di una lunga serie di incidenti e/o malfunzionamenti più o meno gravi. Per l’esattezza gli incidenti di rilievo furono 18 fino al 1982, ma solo nel novembre del 1980 ci fu la prima segnalazione ufficiale ai comuni limitrofi delle Province di Caserta e Latina di un incidente dovuto alle infiltrazioni di acqua di falda nei sotterranei della centrale dove c’erano i contenitori di stoccaggio delle resine provenienti dal sistema di purificazione delle acque del reattore della centrale. L’incidente provocò la fuoriuscita di ingenti quantità di materiale radioattivo (in particolare Cesio 137, Cesio 134 e cobalto 60). Qualche giorno dopo l’incidente si registrò la morte di 25 bufale che avevano pascolato in aree sommerse dal fiume e la moria di grossi pesci lungo il tratto di mare ove sfocia il fiume Garigliano.
Purtroppo casi simili a questo, oggetto di studi scientifici, sono innumerevoli. Così come sono innumerevoli i casi di malformazioni fetali di piante, animali ed esseri umani e di tumori ed altre patologie direttamente riconducibili all’inquinamento radioattivo, nella zona di Sessa Aurunca, Castelforte, Minturno e gli altri comuni vicini.
Il WWF chiede alla SOGIN di rendere pubblici dei dati attuali sulla presenza delle scorie radioattive stoccate presso la centrale, perché nel 2002 dopo una visita sempre del WWF che ha effettuato alla centrale, constatò che i rifiuti radioattivi erano ancora lì.La centrale di Sessa Aurunca definita sicura finisce spesso sott’acqua.Quando il fiume Garigliano esonda, invade la centrale nucleare. Il reattore ha avuto un impatto sulle malattie degli abitanti della zona che nessuno però ha mai voluto certificare ufficialmente.Il 18 marzo 2011,oltretutto, il Garigliano ha rotto ancora una volta gli argini invadendo la pianura che dolcemente lo accompagna la mare,coprendo, nuovamente, la centrale nucleare del Garigliano, che gli abitanti della zona chiamano il mostro.

Il mostro è una palla bianca unica al mondo; è un reattore che gli americani ci hanno svenduto a metà degli anni ‘60, ma che poi non hanno avuto il coraggio di replicare sul loro territorio. L’Italia la piazzò nel comune di Sessa Aurunca, nell’alto casertano, in un ansa del Garigliano, fiume conosciuto fin dall’antichità per essere mai domo.
La centrale,come detto,è chiusa dal 1982, ma il suo cuore è sempre pulsante. È chiusa ma il suo carico radioattivo fa sempre paura, ci sono stoccati oltre duemila metri cubi di rifiuti atomici, messi in sicurezza in 3mila e 400 fusti, e 1200 metri cubi di rifiuti a bassa attività, chiusi in buste di plastica e sepolti attorno alla centrale, come si usava negli anni ’70.
La Sogin, la società chiamata a gestire lo smantellamento del vecchio nucleare, sta
bonificando quel disgraziato reattore dal 2000. Si sta cercando di mettere in sicurezza
l’ufficio turbina dall’amianto e dalla radioattività,ma il lavoro è ancora lungo. E non
l’unico. C’è il camino dei fumi da abbattere,ma soprattutto la vasca di restituzione da
smontare.
La vasca di restituzione è una sorta di piscina di decantazione che raccoglieva le
acque provenienti dai vari cicli della centrale prima che si riversassero nel fiume.
È una vera e propria bomba ecologica per una semplice ragione , perché in quella
vasca finiva tutta l’acqua radioattiva, a livelli ritenuti accettabili per l’ambiente, ma pur
sempre contaminata.
Anno dopo anno sul fondo della vasca si sono formati sedimenti radioattivi e
pericolosi che il Garigliano ogni anno porta con sé,come è successo anche il 18
marzo 2011, quando il fiume si è preso di nuovo la sua libertà rompendo gli argini e
invadendo l’area della centrale, portandosi dietro il suo carico di morte e di vittime.
Negli anni nessuno ha voluto quantificarlo, non ufficialmente almeno,ma c’è chi ha
sempre lottato per far emergere la verità.


Tra i molti l’avvocato Marcantonio Tibaldi che negli anni ’80 per primo certificò, in
maniera statistica, l’impennata dell’incidenza dei tumori e leucemie nell’area del
Garigliano, che comprende il basso Lazio con le province di Frosinone e Latina e
1700 chilometri di costa balneabile risalendo dal Volturno al Circeo.
Tibaldi scrisse che dal 1972 al 1978 le neoplasie erano del 44% contro una media
nazionale del 7% (dati Istat). Tibaldi monitorò anche le malformazioni tra i neonati:
su un totale di 90 casi, 60 si registrarono nelle zone di mare (Formia, Gaeta,
Minturno, Mondragone) dove nascevano quasi tutti i bimbi di Sessa Aurunca. Altri4
casi di anencefalia avvennero presso l’ospedale di Minturno.
Tutte vittime del mostro? Per Tibaldi il dubbio c’era. Per anni l’avvocato urlò al mondo
cercando di farsi sentire,ma nessuna istituzione lo ascoltò. Furono pochissimi gli studi
fatti. Uno di questi fu redatto dal professor Alfredo Petteruti nei primi anni ‘80 che
campionò le malattie degli animali della zona.
Il suo testo: “La mostruosità nucleare: indagine sulla centrale del Garigliano”, certificò
l’impennata delle malformazioni tra le mucche olandesi ma neanche questo servì.
Tutti chiusero gli occhi, tutti tranne gli abitanti della piana. Nel paese di San Cosma e
Damiano dal 24 febbraio 2011 Marcantonio Tibaldi ha la sua piazza.
Perché nessuno dimentichi il mostro del Garigliano… e i suoi morti.

 

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La spada nella roccia.(Galgano l’eremita)

L’abbazia di San Galgano è un’abbazia cistercense, sita ad una trentina di chilometri da Siena, nel comune di Chiusdino.

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Il sito è costituito dall’eremo (detto “Rotonda di Montesiepi”) e dalla grande abbazia, ora completamente in rovina e ridotta alle sole mura, meta di flusso turistico.Galgano Guidotti nacque a Chiusdino, feudo fortificato del vescovado di Volterra, nell’anno del Signore 1148, da una famiglia nobile. Secondo un codice conservato nella biblioteca Chigiana del Vaticano, da giovane Galgano fu un uomo feroce e incline al vizio. Tre episodi segnarono la sua vita, inducendolo a cambiare radicalmente ogni aspetto della propria esistenza: due sogni ed un’esperienza diurna. Gli apparve San Michele arcangelo, che gli ordinava di indossare un abito da cavaliere. A distanza di qualche anno, sognò di nuovo il santo che gli ordinava di seguirlo conducendolo su una vicina collinetta sulla quale si ergeva una costruzione rotonda. Il terzo episodio si differenzia dai primi perché non è un sogno o una visione, ma un’esperienza del mondo reale: durante un viaggio verso la vicina Civitella, il cavallo s’impuntò e non volle più saperne di proseguire, conducendolo a Montesiepi, che Galgano riconobbe come il luogo del secondo sogno. Qui Galgano si ritirò in eremitaggio, conficcando la spada nella dura pietra, ed usandola come croce di fronte alla quale pregare.

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Visse di digiuni e penitenza poco meno di un anno, durante il quale pare si recasse dal papa Alessandro III, forse con l’intenzione di vedersi approvare un nuovo ordine monastico. Dopo undici mesi di vita eremitica, morì. Seppellito in prossimità della sua spada infissa nella roccia, il luogo divenne presto meta di pellegrini. In breve tempo fu costruita la rotonda, dove si insediarono i cistercensi. Oltre alla splendida e singolare costruzione circolare, dal tetto a cupola, ciò che ci colpisce maggiormente oggi sono i resti della grande abbazia la cui costruzione iniziò una quarantina d’anni dopo la morte del santo.

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Stupisce il fatto che della costruzione oggi non restano che i muri esterni con le bifore ad arco acuto e lo splendido rosone del transetto di destra, il colonnato e il prato al posto del pavimento.

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La mancanza del tetto – che evidenzia l’articolazione della struttura architettonica – accomuna l’abbazia a quelle di Melrose e di Kelso in Scozia, di Tintern in Inghilterra, di Cashel in Irlanda e di Eldena in Germania.

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