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Australopithecus sediba

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Il ritrovamento dell’ Australopithecus sediba attraverso le parole di Lee R. Berger*:
…”Malapa fu individuato quando intrapresi un’esplorazione generale della regione nota come Culla dell’Umanità, alla ricercadi nuovi depositi ricchi di fossili. Grazie a nuove tecnologie come Google Earth e alla mappatura del territorio medianteesami fisici, scoprimmo nella prima metà del 2008 un importante numero di nuove grotte e di siti di fossili. Il 1°agosto 2008 scoprii il sito di Malapa, riconoscendolo come un significativo deposito fossile all’interno di una grotta scoperchiatadi almeno 25×20 metri, in un’area non esplorata inprecedenza dagli studiosi. Diversamente da tante altre grotte della regione, a Malapa non ci sono state molte attività minerarie
e di scavo: le cave sono state sfruttate, con ogni probabilità,solo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e quasi certamente tali attività si erano già concluse entro la metà degli anni Trenta del secolo scorso, quando Robert Broominiziò a perlustrare la regione.
Il 15 agosto 2008 organizzammo la prima spedizione sul sito.Fu mio figlio Matthew, che aveva allora nove anni, a trovare i primi reperti di ominini.Nelle settimane e nei mesi che seguirono la ricchezza del sito apparve in tutta la sua evidenza: furono avvistati e riportati in superficie numerosi fossili di ominini.
Il 4 settembre 2008 scoprii un secondo scheletro parziale di adulto,molto ben conservato, e due denti superiori associati(MH2). La scoperta di questo esemplare fu particolarmente importante perché fu rinvenuto in situ nei sedimenti di detriti cementati e calcificati del pozzo di miniera, fornendo così una collocazione precisa dei resti e portando alla scopertadella posizione in sito esatta del reperto originale”…

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* (Lee Rogers Berger nato 22 Dicembre 1965 è un paleoantropologo, antropologo fisico e archeologo ed è meglio conosciuto per la sua scoperta dell’ Australopithecus sediba e il suo lavoro sulle proporzioni del corpo dell’Australopithecus africanus e l’ipotesi Taung Bird of Prey).

2 milioni di anni fa l’antenato dell’uomo era una miscela di scimmia e umano , con caratteristiche che gli permettevano di coprire grandi distanze su due gambe e,con la stessa facilità,di correre velocemente sui rami degli alberi.I fossili di una specie poi denominata ” Australopithecus sediba ” sono stati scoperti in una grotta a Malapa vicino a Johannesburg nel 2008 ed hanno dato ai ricercatori nuovi indizi circa l’evoluzione dell’uomo.Questo fossile rappresenta la forma di transizione tra l’Australopithecus africanus (genere Australopithecus) e l’Homo habilis o il più tardo Homo erectus (genere Homo, il nostro).
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Science,sediba misurava in piedi circa 1,3 metri di altezza ed aveva una gabbia toracica stretta e simile a quella delle scimmie ma con una colonna vertebrale flessibile più simile a quella di un essere umano;le sue lunghe braccia e il potente tronco lo aiutavano nelle scalate.
L’Australopithecus sediba aveva un piccolo tallone molto simile a quello di uno scimpanzé e camminava con una rotazione verso l’interno del ginocchio e dell’anca con in piedi leggermente ritorti.”E ‘ il compromesso perfetto di qualcuno che ha la necessità di camminare sul terreno in modo efficace per lunghe distanze ed allo stesso tempo, è uno scalatore molto capace “, ha detto Lee Berger , responsabile del progetto presso il Wits evoutivi Studies Institute in Sud Africa . I ricercatori hanno in programma ulteriori studi per vedere come questi fossili dei primi parenti umani conosciuti come hominidi siano confrontabili ad altri resti , perchè aiutino a mettere insieme i pezzi dell’evoluzione .
I sedimenti della grotta estratti di recente nel sito di Malapa includono uno strato di roccia vulcanica che ha sigillato l’unità sedimentaria contenente i fossili di Australopithecus sediba.La datazione Uranio/Piombo in combinazione con l’analisi paleomagnetica e stratigrafica della roccia magmatica e dei sedimenti sottostanti, fornisce la data, approssimativamente di 1,98 milioni anni fa per questi fossili. Questo raffinato sistema di datazione suggerisce che l’Australopithecus sediba di Malapa sarebbe stato la prima prova incontestabile dell’origine africana dell’Homo.

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Le ossa della mano di un singolo individuo con una chiara appartenenza sono scarse nei reperti fossili, fatto che ha ostacolato la comprensione dell’evoluzione delle capacità manipolative negli ominidi.In questo sito,invece,sono stati rinvenuti un polso quasi completo e la mano di un adulto di sesso femminile;la mano presenta una serie di caratteristiche simili a quelle dell’Australopithecus, come ad esempio un forte apparato flessore associato allocomozione arborea e caratteristiche simili a quelle dell’Homo, come un lungo pollice e le dita brevi associabili alla precisione della presa e alla capacità di produrre utensili in pietra. Confronti con altri ominidi fossili suggeriscono che ci siano stati almeno due morfotipi di mano distinti in tutta la transizione Plio-Pleistocene. I fossili ritrovati suggeriscono che l’Australopithecus sediba potesse avere le condizioni di base associate ad una precoce produzione ed uso di utensili in pietra.Comunque l’uso della zampa anteriore soprattutto per la prensilità e la manipolazione sembra sorgere più tardi, probabilmente con l’emergere dell’ Homo erectus.
Due parziali colonne vertebrali di Australopithecus sediba consentono di approfondire alcuni temi riferiti alla mobilità della colonna vertebrale, curvatura lombare, formula vertebrale, e posizione della vertebra di transizione dei primi ominidi.Questo soggetto probabilmente possedeva cinque vertebre lombari e cinque elementi sacrali, la stessa configurazione che si verifica grossomodo negli esseri umani moderni. Questo dato contrasta con altre interpretazioni del numero di vertebre negli ominidi. È importante sottolineare che la vertebra di transizione è distinta e sopra l’ultima vertebra toracica. Questa configurazione avrebbe contribuito a una colonna vertebrale altamente flessibile rispetto ai precedenti membri del genere Australopiteco e più simile a quella dello scheletro dell’Homo erectus di Nariokotome (Il “ragazzo di Nariokotome” visse in Africa circa 1,6 milioni di anni fa. Morì a 11 anni ma, se fosse riuscito a diventare adulto, avrebbe potuto raggiungere un’altezza di 1 metro e 80 centimetri. Era un esemplare di Homo ergaster, un probabile nostro precedente stadio evolutivo).
La forma del torace di primi ominidi è stato un punto di contesa per più di 30 anni a causa delle condizioni di frammentarietà delle costole degli ominidi fossili ed anche se alcuni degli esemplari che sono stati recuperati hanno costole abbastanza complete da permettere il riassemblaggio abbastanza accurato della forma del torace, lasciano aperta la questione se il petto sia stato di forma cilindrica come gli esseri umani e dei loro antenati evoluti.

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http://www.profleeberger.com/
http://www.sciencemag.org/
Australopithecus sediba Hand Demonstrates Mosaic Evolution of Locomotor and Manipulative Abilities
Tracy L. Kivell, Job M. Kibii, Steven E. Churchill, Peter Schmid, and Lee R. Berger
The Vertebral Column of Australopithecus sediba
Scott A. Williams, Kelly R. Ostrofsky, Nakita Frater, Steven E. Churchill, Peter Schmid, and Lee R. Berger
Geological Setting and Age of Australopithecus sediba from Southern Africa
Paul H. G. M. Dirks, Job M. Kibii, Brian F. Kuhn, Christine Steininger, Steven E. Churchill, Jan D. Kramers, Robyn Pickering, Daniel L. Farber, Anne-Sophie Mériaux, Andy I. R. Herries, Geoffrey C. P. King, and Lee R. Berger
The Foot and Ankle of Australopithecus sediba
Bernhard Zipfel, Jeremy M. DeSilva, Robert S. Kidd, Kristian J. Carlson, Steven E. Churchill, and Lee R. Berger

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