Batteri su meteorite marziano

 Il meteorite ALH84001 fu ritrovato nel 1984 dalla ricercatrice Roberta Score che faceva parte di una spedizione della ANSMET (Antartic Search for Meteorites). ALH84001 fu chiamato così in quanto ritrovato sulle Allan Hills in Antartide; 84 sta per l’anno in cui è stato scoperto e 001 in quanto fu il primo meteorite delle Allan Hill ad essere studiato a Houston.
Roberta Score ricorda così l’avvenimento:
“ La mia prima spedizione.. risale appunto al Dicembre 1984 e sarà ben difficile che la possa dimenticare. Da quasi un mese il nostro gruppo di 7 persone lavorava ai piedi delle colline di Allan Hill ed i risultati fino ad allora raggiunti erano stati eccellenti: basti dire che il nostro bottino superava ormai i 100 nuovi esemplari di meteoriti…lo spettacolo che si apri’ ai nostri occhi quel mezzogiorno del 27 Dicembre’84 era davvero speciale: ci trovammo infatti di fronte ad un incredibile sistema di guglie e colline alte alcuni metri che il gelido vento antartico aveva scolpito nel ghiaccio con un processo non dissimile a quanto succede nei deserti di sabbia. Lo spettacolo era tanto affascinante che ci fermammo un’ora ad esplorare la zona: fu in questa occasione che i miei occhi cascarono su una roccia completamente diversa da tutte quelle che avevamo raccolto finora.”


ALH84001 appena ritrovato aveva un peso approssimativo di 2 kg e misurava 17×9.5×6.5 cm.

L’oggetto era chiaramente un meteorite e dalle analisi effettuate fu stabilito che avesse un’età di 4.5 miliardi di anni. Si credette quindi che fosse una diogenite, ovvero un tipo di meteoriti che si pensa provengano dall’asteroide Vesta, anche se vi era la presenza di carbonati, sostanze non presenti nelle diogeniti.
Ulteriori analisi portarono all’evidenza che vi era la presenza di Ferro altamente ossidato (Fe 3+. Tale ossido non poteva essersi formato in ambienti privi di ossigeno e quindi era da escludere che potesse essere una diogenite. Le analisi si spostarono quindi sui Solfuri e quindi si noto che mentre le diogeniti contengono dei solfuri a bassa ossidazione FeS, ALH84001 conteneva solo FeS2 ovvero solfuro di Ferro ad alto grado di ossidazione.
Solo un’altra categoria di meteoriti presentano un’alta concentrazione di FeS2, ovvero i meteoriti SNC di origine marziana; ALH84001 è quindi probabilmente di origine marziana.
Il Nome SNC deriva dalla località in cui tali meteoriti furono inizialmente ritrovate. I posti erano Shergotty India 1985, Nakhla – Egitto 1911 e Chassigny Francia 1815.
Una caratteristica comune era la loro natura vulcanica ed un’età più recente rispetto ad altri meteoriti.
Questi fattori hanno portato alla conclusione che queste potevano appartenere solo alla Terra, Venere o Marte. Escludendo la Terra e Venere a causa della sua gravità e la presenza di un’atmosfera più’ consistente, il candidato più vicino rimaneva Marte anche per le sue minori dimensioni e minore gravità.
Considerando gli effetti dell’impatto di un corpo celeste sul pianeta, i minerali costituenti i frammenti avrebbero subito un processo di vetrificazione che si accorda con l’altra caratteristica comune delle SNC, ovvero di essere le più vetrificate di tutte quelle conosciute.
Un metodo per datare la formazione vetrosa è quello in cui si misura il gas rilasciato dai frammenti vetrosi riscaldandoli; uno degli isotopi del gas argon ( 40Ar ) è il prodotto del decadimento del potassio 40 ( 40K ) e, nella tecnica di datazione radiometrica, la sua misura è essenziale per stimare l’età di formazione della fase vetrosa e dunque il tempo al quale avvenne l’impatto meteorico che diede origine al meteorite. A seguito dell’analisi si arrivo’ ad una data che portava a 6 miliardi di anni.
La misura ricavata non poteva essere reale. Ma l’anomalia e’ spiegabile se la fase vetrosa conteneva del gas 40Ar all’interno che non era dovuto al solo decadimento del potassio 40. Questo gas poteva essere rimasto intrappolato nella meteorite durante la fase di formazione del vetro, presumibilmente dall’atmosfera del pianeta (o asteroide) da cui venne generato. Successivamente , analizzando gli altri gas intrappolati nel vetro della meteorite, si arrivo’ alla conclusione che la loro composizione era identica a quella presente nell’atmosfera marziana così come dai dati forniti dalle sonde Viking.
In seguito furono effettuate analisi analoghe ad altre SNC ed i risultati confermarono i risultati precedenti. Ciò’ conferma maggiormente che le SNC provengono da Marte a seguito di collisioni di corpi celesti sulla sua superficie.


Il meteorite Alan Hills A81005 rinvenuto in Antartide nel 2001, durante una spedizione finanziata dal “National Science Foundation” e dalla NASA allo scopo di cercare indizi sulle origini del Sistema Solare e la possibile presenza di vita su Marte.

Da altre analisi su ALH84001 è risultata una misurazione di un rapporto Xeno129/Xeno132=2,4, identico a quello dell’atmosfera marziana.
Studi basati su gas nobili come l’Argo, hanno portato alla conclusione che Il distacco del meteorite da Marte sembra essere avvenuto circa 17 milioni di anni fa a seguito dell’impatto di un asteroide con il pianeta.
C’e’ chi sostiene di aver probabilmente individuato anche il cratere.
Considerando che il cratere doveva essere causato da un asteroide che impattò a forte inclinazione, che il territorio dovesse essere molto antico ed inoltre interessato dalla presenza di acqua (a causa della presenza dei carbonati), le indagini hanno portato la ricercatrice Nadine Barlow ad individuare nel cratere di 11,3×9 Km in Hesperia Planitia (12°S e 243° Ovest) il possibile punto di impatto.
Ma i carbonati presenti all’interno di ALH84001 portarono ad altre scoperte.
All’interno di questi , sono state scoperte grosse quantità di idrocarburi aromatici policiclici (PAH).
Questi possono esser derivati dalla decomposizione di molecole organiche , ma anche dalla combustione di prodotti petroliferi (origine terrestre) o addirittura far parte di quella categoria di idrocarburi che sono stati ritrovati anche nelle polveri cosmiche.


I due crateri candidati come luogo di origine di ALH84001
Ulteriori ricerche effettuate da E.K.Gibson e Kathie L. Thomas-Keprta sui carbonati portarono alla scoperta di strutture ovoidali allungate fino ad ora mai riscontrate in altri meteoriti e che assomigliano moltissimo a batteri fossili.

  

Attualmente vi sono varie diatribe tra i sostenitori della presenza dei batteri fossili e chi invece sostiene che si tratta di un artefatto e che ciò che sembrano essere colonie di batteri altro non siano che lamelle di cristalli di pirosseno (la base mineralogica del meteorite) il cui orientamento potrebbe essere collegato a qualcuno dei tanti fenomeni di shock da impatto subiti dal meteorite durante la sua storia geologica (J.P. Bradley Georgia Institute of Technology).
Le prove a sostegno che si tratti di batteri fossili sembrano più’ consistenti , dato che sembra siano stati riscontrati frammenti di una pellicola carboniosa all’interno di parecchi granuli di carbonati. E sulla Terra pellicole di questo tipo, denominate Biofilm, sono secrezioni tipiche del metabolismo batterico.


 

A conferma di ciò che si è detto il sito americano specializzato in attività spaziali Spaceflight Now ha riportato la notizia, in via di pubblicazione sulla rivista scientifica Geochimica et Cosmochimica Acta, secondo la quale “il meteorite scoperto in Antartide nel 1992, che pare essersi staccato da Marte a causa dell’impatto con un asteroide e, dopo aver gironzolato per l’universo all’incirca sedici milioni di anni, , ha colpito la Terra tredicimila anni fa,avrebbe tracce fossili di microrganismi vissuti sul pianeta rosso “.

A fare l’importante scoperta è stato il gruppo coordinato da Kathie Thomas Keprta del Johnson Space Center della Nasa che, grazie a un microscopio elettronico ad alta risoluzione, ha analizzato i dischi di carbonato e i piccolissimi cristalli di magnetite presenti all’interno del meteorite. I batteri fossili sono racchiusi in cristalli di magnetite, prodotti dagli stessi batteri.


“È una prova molto forte di vita su Marte,” dice David Mackay del Nasa Johnson Space Center, che è stato tra i primi a studiare il meteorite al tempo della sua scoperta nel 1984. In base a quanto riportato dal sito Spaceflight Now, la Nasa parlerà dell’importante scoperta nei prossimi giorni. E guardando con attenzione le foto dei batteri, sembrerebbero anche di colore verde…

    

  

 

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