Archivi giornalieri: aprile 6, 2009

Mappa delle faglie tardo-quaternarie dell’Appennino Meridionale e dell’Italia

La mappa qui presentata è stata elaborata sintetizzando dati editi ed inediti prodotti dalla UR Uni Napoli coordinata da Aldo Cinque nell’ambito del PE, nonché dati derivanti da studi precedenti e paralleli condotti dal gruppo di Geomorfologia e Geologia del Quaternario del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Federico II di Napoli (A. Amato, A. Ascione, P.P.C. Aucelli, C. Caiazzo, N. Robustelli, P. Romano, C. Rosskopf, F. Scarciglia e N. Santangelo).

Le strutture mappate rappresentano talora singole faglie, talaltra sciami di faglie subparallele che per motivi di scala non potevano essere mappate singolarmente. Nei casi di questo secondo tipo si è marcata la faglia che, all’interno dello sciame, ha assommato i rigetti maggiori e/o che presenta maggiore continuità e lunghezza.

In questa versione sono mappate con identico simbolo sia faglie che hanno assommato rigetti di una o alcune centinaia di metri, sia faglie che hanno rigetti tra il metrico ed il decametrico. Per maggiori informazioni sui rigetti e sulla geometria dei movimenti si rimanda alla versione ANPA ancora in via di completamento.

Sono state inserite nella mappa sia linee la cui attività tettonica negli intervalli cronologici considerati è certa (faglie che dislocano terreni e/o elementi morfologici datati), sia linee per le quali l’attività nell’intervallo è ritenuta probabile (linee tratteggiate). Nei casi di questo secondo tipo, il margine di incertezza (che riteniamo comunque basso) è talora legato alla mancanza di datazioni che confermino in modo definitivo l’appartenenza al tardo Quaternario delle più recenti formazioni e morfologie dislocate; talaltra al fatto che l’attività recente di alcune strutture è da desumere solo da evidenze geomorfologiche quali, ad esempio, la configurazione ed il grado di evoluzione delle relative scarpate di faglia.

L’Italia è una delle zone più attive del Mediterraneo, in termini di tettonica attiva e sismicità. Molti terremoti storici hanno avuto effetti catastrofici (e.g., i terremoti del 1693 in Sicilia orientale, 1783 in Calabria, 1805 a Bojano, 1908 a Messina e 1915 nel Fucino) raggiungendo intensità MCS di XI grado (Magnitudo circa o leggermente superiore a 7). Studi paleosismologici hanno consentito di caratterizzare le faglie responsabili di molti di questi terremoti, dimostrando che le dislocazioni tardo pleistoceniche-oloceniche hanno interessato molte strutture prima considerate silenti.
La stima della pericolosità legata ai terremoti ed alla fagliazione superficiale è un tema molto importante, specialmente in aree densamente popolate ed industrializzate come il territorio italiano. Di conseguenza la conoscenza approfondita e la corretta collocazione delle faglie capaci assume un ruolo chiave per la mitigazione del rischio.

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