Dove si trova la sonda Voyager 1 adesso ?

La sonda Voyager 1 ha oltrepassato ufficialmente la frontiera dello spazio interstellare.

Lanciata nel 1977 – 36 anni fa – con il compito di studiare i pianeti esterni, Voyager 1 ha proseguito il suo viaggio inviando segnali a Terra; ora si trova a 19 miliardi di chilometri dal Sole.

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Dove si trova la Voyager 1? Questa immagine artistica mette in evidenza le immense distanze nel Sistema Solare, i  numeri sull’asse orizzontale sono distanze in Unità Astronomiche (AU).
Giovedì 12 settembre NASA ha ufficializzato che la sonda Voyager 1 si trova nello spazio interstellare ormai già da un anno. Voyager 1 sta viaggiando in una zona di transizione immediatamente aldilà della bolla solare, dove alcuni deboli effetti della nostra stella si fanno ancora sentire. Quasi impossibile stabilire se Voyager 1 abbia abbandonato ormai il Sistema Solare, il confine infatti non è tracciato in modo netto. Voyager 1 è comunque il manufatto più lontano dalla Terra, i segnali radio impiegano 17 ore prima di essere ricevuti da entrambe le parti.I dati analizzati recentemente confermano quello che già era stato annunciato e ciò che alcuni ricercatori aveano anticipato. Già negli ultimi tempi gli strumenti della sonda avevano iniziato a rilevare un repentino cambiamento nell’ambiente circostante. Comparando due serie di dati raccolte tra aprile e maggio 2013 e tra ottobre e novembre 2012 i ricercatori hanno potuto affermare con più certezza che Voyager aveva superato la bolla di gas caldi prodotta dal nostro Sole.

Voyager 1 non ha più un sensore di plasma (gas ionizzato) funzionante, quindi gli scienziati hanno dovuto utilizzare una tecnica alternativa per analizzare l’ambiente di transizione dove si trova la sonda.
Una CME (Coronal Mass Ejection) prodotta dal Sole nel marzo 2012 ha fornito alcuni dati decisivi. Infatti, quandole tracce di questa “eruzione” solare hanno raggiunto la Voyager, circa 13 mesi dopo, il plasma attorno alla sonda ha iniziato a vibrare come una corda di violino. Il 9 aprile 2013 gli strumenti hanno registrato questo fenomeno. L’analisi di queste oscillazioni ha aiutato i ricercatoti a stabilire la densità del plasma, quaranta volte più denso di quanto era stato misurato negli strati esterni della eliosfera. Questa caratteristica contraddistingue lo spazio interstellare.
Revisionando alcuni dati dei mesi precedenti inoltre sono state rilevate delle oscillazioni analoghe anche fra
ottobre e novembre 2012. Eseguendo alcuni calcoli ed estrapolazioni i ricercatori hanno stabilito che la Voyager 1 si trovava nello spazio interstellare da agosto 2012. Il team di Voyager ha riconosciuto il 25 agosto 2012 come la data di arrivo nello spazio interstellare.

Voyager 1 e Voyager 2, lanciate a 16 giorni di distanza, hanno entrambe incontrato Giove e Saturno; Voyager 2,lanciata per prima, ha incontrato anche Urano e Nettuno e ora si trova a 15 miliardi di chilometri dal Sole.

I controllori di missione ricevono ancora quotidianamente segnali da entrambe le sonde, sebbene siano molto deboli: emessi a circa 23 watt (la potenza di una piccola lampadina da frigorifero) quando raggiungono la Terra,17 ore più tardi, sono una frazione miliardesima di watt. I segnali di Voyager 1 sono trasmessi a Terra a 160 bit per secondo, vengono catturati dalle antenne di 34 e 70 metri delle stazioni del Deep Space Network. Dopodiché
vengono trasmessi al JPL, analizzati del team di ricercatori e resi disponibili anche al pubblico.

Il team di ricercatori e scienziati che segue la missione prevede che gli strumenti di Voyager 1 possano continuare ad inviare dati a Terra fino al 2020 prima che le batterie al plutonio diventino troppo deboli per proseguire con l’attività scientifica.

“Voyager has boldly gone where no probe has gone before, marking one of the most significant technological
achievements in the annals of the history of science, and adding a new chapter in human scientific dreams and
endeavors.„
– John Grunsfeld, responsabile delle missioni scientifiche NASA.

I ricercatori non sanno precisamente quando Voyager 1 raggiungerà la zona dello spazio interstellare dove non vi sono più influenze da parte del Sole e neppure si conosce quando Voyager 2 arriverà nello spazio interstellare,tuttavia non dovrebbe mancare molto tempo.
Voyager 1 viaggia a 17 chilometri al secondo, si stima che occorreranno altri 40mila anni prima che entri in una zona di influenza di un’altra stella.

Le sonde sono tate costruite e sono gestite dal jet Propulsion Laboratory. Voyager 1 pesa 722 chilogrammi,funziona grazie a diversi dispositivi con capacità di calcolo ed elaborazione di gran lunga inferiori a quelle dei cellulari dei nostri giorni. I costi delle missioni Voyager (1 e 2), includendo lancio, operatività e batterie nucleari ammontano a 988 milioni di dollari.

Qui è possibile ascoltare un file sonoro delle vibrazioni registrare da Voyager 1 nello spazio interstellare.

Voyager 1 è nello spazio interstellare, da un anno

Dal “Diario di Samantha Cristoforetti”

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Voyager story

Voyager story.

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Oreopithecus Bambolii,l’Ominide del Baccinello

Nell’estate del 1958 (Il 2 agosto) accadde un fatto che sconvolse la realtà di un piccolo paese vicino a Grosseto.A 200 metri di profondità in una miniera di lignite a Baccinello fu scoperto uno scheletro di ominide preistorico sul soffitto di una galleria.Altri reperti fossili erano stati ritrovati dai minatori nel tempo:coccodrilli,tartarughe,erbivori,roditori, in quello che era stato,tra i 9 e i 6 milioni di anni prima, il fondo di una laguna,ma mai era stata fatta una scoperta così sensazionale .                                                                                                                                                                   Immagine Fu avvertito immediatamente il professor Hurzeler che accorse con il suo assistente Lorenz per analizzare il fossile.Era lo scheletro di un Oreopithecus Bambolii,nome motivato dal primo ritrovamento avvenuto nel 1870 sul Monte Bamboli vicino a Massa Marittima.Altri resti di questa scimmia caudata sono stati trovati sulle colline metallifere nei pressi di Ribolla e Montemassi. Immagine                                                        L’Oreopithecus aveva un’andatura bipede e notevoli capacità di manipolazione e pur non essendo imparentato con l’uomo,ne rappresenta un lontanissimo avo estintosi 6 milioni di anni fa ,cioè 2 milioni di anni prima che comparisse l’Australopiotecus in Africa.Sono state la posizione eretta e la manualità che hanno permesso a questo ominide di sopravvivere per tre milioni di anni ai tremendi sconvolgimenti climatici avvenuti 9 milioni di anni fa in Europa.Immagine                                         I minatori che effettuarono il ritrovamento chiamarono l’Oreopithecus Sandrone,e con questo nome è conosciuto al Baccinello e in Maremma.

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Mi hanno sparato sette pallottole per una vendetta d’onore.

 

 

l'ultima storia

 

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Articolo di Monica Perosino sulla Stampa del 10/01/2014

Questa storia raccontata da Monica Perosino sembra avvenuta nella preistoria ,perchè tutti i popoli civili si rifanno a leggi fatte dall’uomo per l’uomo e non da l’uomo per le bestie.Non credo che usanze simili siano esistite durante i regni mesopotamici,nell’antica Grecia,durante l’impero romano o nel medioevo.Il trattamento riservato alle donne nel Kohistan è fuori dal tempo e da questo mondo.Mentre nel mondo occidentale si parla di google-glass,droni che fanno consegne per Amazon,Robot che operano pazienti in zone del pianeta arretrate ed oscure la cattiveria e l’idiozia,mascherate da riti e tradizioni,dilagano.Forse la nostra non sarà la migliore delle vite possibili,ma ringrazio Dio ( o Visnù,o Manitou,o il Fato) di essere nato qua.

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Nabta Playa

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Nabta Playa è situato circa 800 chilometri a sud della moderna Cairo e circa 100 chilometri a ovest di Abu Simbel nell’ Egitto meridionale , vicino al confine egiziano – sudanese .I reperti archeologici rinvenuti nel luogo, indicano che l’occupazione umana nella regione risale ad almeno il 10 °/8 ° millennio a.C. Fred Wendorf scopritore del sito, e l’etno-linguista Christopher Ehret hanno suggerito che le persone che occupavano questa zona a quel
tempo erano pastori di bestiame,utilizzavano pettini in osso di pesce e creavano ceramiche elaborate,ornate da soggetti dipinti e complicati, che appartengono ad una lavorazione fortemente associata a quella utilizzata nella parte meridionale del Sahara;la prima ceramica a Nabta Playa è datata tra il 9.800 e l’8.000 a.C., almeno 1500 anni prima della comparsa della coltivazione e il conseguente sedentarismo. A Nabta sono state rinvenuti piatti, strutture tombali ed un certo numero di lastre e megaliti rovesciati disposti su di una circonferenza

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Infatti nel 5 ° millennio a.C. questi popoli hanno creato uno dei dispositivi astronomici più antichi conosciuti al mondo ( più o meno contemporaneo al circolo Goseck in Germania):un piccolo cerchio di pietre che ricorda e precede Stonehenge (2600 aC ) , e altri siti preistorici simili, di circa 1000 di anni. Le ricerche suggeriscono che potrebbe essere stato un calendario preistorico che avrebbe segnato con una certa precisione il solstizio d’estate .Gli archeologi ritengono che il popolo Nabta Playa possa essere stato il precursore delle grandi civiltà che si sono sviluppate nelle città sul Nilo sorte in Egitto migliaia di anni dopo .Anche se i resti della civiltà Nabta si trovano oggi in una regione arida , in realtà è sorta nel momento in cui, essendosi spostati i flussi che determinano il movimento dei monsoni,la vallata era stata riempita da un lago, rendendo possibile il fiorire di una grandecultura .Nabta Playa è infatti vicino ad un bacino prosciugato e serviva come importante centro cerimoniale per le tribù nomadi. Anche se alcuni ritengono che la raffinata ed alta cultura delle cronologisticamente successive dinastie egiziane sia stata preso in prestito dalla Mesopotamia e dalla Siria,l’astronomo J. McKim Malville dell’Università del Colorado ed altri studiosi, credono che la cultura Nabta sia così complessa e simbolica che potrebbe aver stimolato la crescita proprio della civiltà che alla fine costruì le prime piramidi lungo il Nilo circa 4500 anni fa.Un fatto storicamente rilevante è stato la scoperta che,all’inizio del Neolitico,gli abitanti costruirono alcuni villaggi dotati di pozzi, quindi,mentre si riteneva, in un primo momento, che gli antichi nomadi vivevessero nella regione solo durante le estati piovose , questi pozzi possono averne permesso la presenza per tutto l’anno .                                

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Negli ultimi anni ,una spedizione di ricerca ha scoperto un tumulo funerario nel bacino del lago Nabta Playa , che sovrasta i campi dei monoliti di pietra , ora distrutto dai venti del deserto .Nel suo piccolo pozzo di sepoltura è stato trovata la testa di un bambino di 2,5/3 anni,senza dubbio il figlio di un potente dominatore del deserto nubiano di circa 3500 anni aC,poco prima della creazione del primo stato egiziano

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http://io9.com/5928085/10-civilizations-that-disappeared-under-mysterious-circumstances

http://traveltoeat.com/a-history-of-ancient-prehistoric-architecture/

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Barba e sorriso smagliante Ecco il divo di Stonehenge (La Stampa)

Ricostruito il volto di un uomo del Neolitico. Tra mille sorprese
 Stonehenge
                                                                       STEFANO RIZZATO                                                                       Secondo le ultime ipotesi, la costruzione di Stonehenge fu intrapresa intorno al 3100 a.C. e si concluse intorno al 1600 a.C.Starebbe alla grande in uno dei film sul Signore degli Anelli. Oppure «seduto in metropolitana, a fianco a voi», come ha suggerito il suo creatore. Barbuto come va di moda oggi, l’uomo di Stonehenge è tra noi. Ed è bello, niente affatto selvatico. Sembra quasi Russell Crowe. Chi vuole può vederlo di persona, all’ingresso del nuovo museo allestito per il famoso sito archeologico inglese. Ovviamente non si troverà di fronte l’originale in carne e ossa, che oggi avrebbe circa 5500 anni sulle spalle, ma un modello ricreato dagli scienziati e dallo scultore svedese Oscar Nilsson.  Grazie alle nuove tecnologie è bastato studiare i resti di un uomo del Neolitico – arrivati quasi intatti e scoperti 150 anni fa – per risalire alle sembianze di questo «pro – pro – prozio» dei sudditi della Regina. Sarebbe vissuto 500 anni prima che il misterioso complesso di Stonehenge venisse eretto. Difficile che fosse dedito al tè delle cinque, ma di lui si sa molto altro. Prima di tutto l’età: tra i 25 e i 40 anni. E poi l’altezza, circa 172 centimetri e quindi decisamente superiore alla media dell’epoca, di 165. A «parlare» agli studiosi sono stati soprattutto i denti, bianchi e poco rovinati, analizzati dal punto di vista chimico e in grado di raccontare molti dettagli sull’uomo di Stonehenge. Il profilo che ne è uscito – e non sorprende, viste le abitudini dell’epoca – è quello di un gran viaggiatore. Nato in Galles, si sarebbe trasferito intorno ai tre anni verso Est, nella zona diventata famosa per i megaliti. Sarebbe poi tornato a Ovest, forse dalle parti dov’era nato, intorno ai nove anni. Ma la gioventù da pendolare non era finita e a quello sarebbero seguiti altri quattro viaggi, tra Est e Ovest, più o meno sul solito itinerario. Grazie ai denti è stata ricostruita anche la dieta dell’antico inglese: ricca di carne, ancor più dei suoi contemporanei. Un dettaglio non da poco, che rafforza l’ipotesi che l’uomo di Stonehenge fosse un pezzo grosso della sua comunità, come già la meticolosa e inusuale sepoltura aveva suggerito. I muscoli, modellati in terracotta, sono stati ricostruiti sulla base della lunghezza delle ossa e del peso dello scheletro. Ma ciò che è destinato a stupire i visitatori – se ne attendono 1,2 milioni nel 2014 – è l’incredibile realismo del volto: il frutto dell’incontro tra la scienza, con le tante informazioni recuperate in laboratorio, e l’estro dell’artista, che ha aggiunto il suo tocco e ha permesso ai resti di rivivere. Il primo passo per ricostruirlo è stato una copia in vinile del cranio, fatta all’Università di Bradford. Su questa base Nillson ha lavorato una sagoma in silicone dipinto, che ha modellato e arricchito con i capelli e la barba all’ultima moda. «Ho dovuto metterla, all’epoca non c’erano certo rasoi», ha spiegato lo scultore. A rafforzare l’idea che l’uomo di Stonehenge sia vissuto con qualche agio in più rispetto ai suoi contemporanei, e rispetto agli standard del Neolitico, c’è anche l’analisi approfondita delle ossa. A parte una lesione al legamento del ginocchio e una al muscolo di una coscia, il nostro eroe non sembra aver sofferto gravi infortuni, né fratture nel corso della sua vita. E dire che erano tempi piuttosto movimentati. Per gli scienziati è stato invece impossibile capire le cause della morte, invisibili all’analisi delle ossa. Forse, ha spiegato Simon Mays, il biologo dell’università di Southampton che ha curato il caso, fu colpa di un’infezione fulminea, troppo veloce per lasciare tracce.lastampatop2http://www.lastampa.it/2014/01/07/societa/barba-e-sorriso-smagliante-ecco-il-divo-di-stonehenge-3kwEawIG6IseYDQ3CFxBMI/pagina.html

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Evoluzione: dall’Australopithecus all’Homo Sapiens

Non dobbiamo immaginare l’evoluzione umana come un ruscello che diventa un torrente e poi un fiume tranquillo che scorre verso il mare con i geni che lavorano per adattare l’individuo al clima,al territorio ed all’ambiente in genere.La trasformazione da Australopithecus ad Homo Sapiens è caratterizzata da numerosi rivoli che si sono inariditi dopo poche generazioni,errori o tentativi genetici che non si sono mai assestati.In altri casi si possono essere seccate vie d’acqua con caratteristiche ereditarie migliori di quelle odierne,ma non lo sapremo mai.In questo diagramma si evidenziano alcune (quelle emerse dalle ricerche archeologiche)delle specie che si sono affacciate sul  teatro evolutivo della terra.

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*Denominazione derivata da Le Moustier Località della Francia (Dordogna).con la quale si intendono gli aspetti preistorici del Paleolitico medio, di età riss-würmiana (80.000 anni fa) e würmiana (37-35.000 anni fa), diffusi in Europa e, in parte, in Africa e in Asia.A Le Moustier nel 1863 H. Lartet e H. Christy scoprirono una stazione preistorica . Oltre a resti (negli strati basali) di industria su scheggia ritoccata, con piano di percussione preparato, definita industria musteriana, e a resti (negli strati superiori) di industria litica aurignaziana, nella
stazione furono ritrovati i resti di 2 scheletri di neandertaliani.

**Cultura del Paleolitico inferiore, che prende il nome da Saint-Acheul Località della Francia settentrionale, alla periferia di Amiens. A seguito dei notevoli ritrovamenti paleolitici nella zona, fu dato il nome di Acheuleano a un periodo della cultura paleolitica. Lo strumentario litico è caratterizzato da manufatti bifacciali (amigdale). Le industrie acheuleane più antiche sono state rinvenute in Africa, da dove, attraverso il Vicino Oriente,si diffuse in Europa e in Asia.

***In paletnologia, detto di un’industria del paleolitico inferiore dell’Africa orientale, caratterizzata da strumenti su ciottoli (choppers, chopping-tools), raschiatoi, schegge ritoccate, ecc., e anche da punteruoli e strumenti bifacciali, associati a resti di tipi diversi di ominidi, di grandissima importanza antropologica; prende il nome dalla gola di Olduvai (ingl. Oldoway ‹óuldëuei›), in Tanzania, dove è stata rinvenuta.

http://www.handprint.com

http://www.treccani.it/

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Australopithecus sediba

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Il ritrovamento dell’ Australopithecus sediba attraverso le parole di Lee R. Berger*:
…”Malapa fu individuato quando intrapresi un’esplorazione generale della regione nota come Culla dell’Umanità, alla ricercadi nuovi depositi ricchi di fossili. Grazie a nuove tecnologie come Google Earth e alla mappatura del territorio medianteesami fisici, scoprimmo nella prima metà del 2008 un importante numero di nuove grotte e di siti di fossili. Il 1°agosto 2008 scoprii il sito di Malapa, riconoscendolo come un significativo deposito fossile all’interno di una grotta scoperchiatadi almeno 25×20 metri, in un’area non esplorata inprecedenza dagli studiosi. Diversamente da tante altre grotte della regione, a Malapa non ci sono state molte attività minerarie
e di scavo: le cave sono state sfruttate, con ogni probabilità,solo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e quasi certamente tali attività si erano già concluse entro la metà degli anni Trenta del secolo scorso, quando Robert Broominiziò a perlustrare la regione.
Il 15 agosto 2008 organizzammo la prima spedizione sul sito.Fu mio figlio Matthew, che aveva allora nove anni, a trovare i primi reperti di ominini.Nelle settimane e nei mesi che seguirono la ricchezza del sito apparve in tutta la sua evidenza: furono avvistati e riportati in superficie numerosi fossili di ominini.
Il 4 settembre 2008 scoprii un secondo scheletro parziale di adulto,molto ben conservato, e due denti superiori associati(MH2). La scoperta di questo esemplare fu particolarmente importante perché fu rinvenuto in situ nei sedimenti di detriti cementati e calcificati del pozzo di miniera, fornendo così una collocazione precisa dei resti e portando alla scopertadella posizione in sito esatta del reperto originale”…

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* (Lee Rogers Berger nato 22 Dicembre 1965 è un paleoantropologo, antropologo fisico e archeologo ed è meglio conosciuto per la sua scoperta dell’ Australopithecus sediba e il suo lavoro sulle proporzioni del corpo dell’Australopithecus africanus e l’ipotesi Taung Bird of Prey).

2 milioni di anni fa l’antenato dell’uomo era una miscela di scimmia e umano , con caratteristiche che gli permettevano di coprire grandi distanze su due gambe e,con la stessa facilità,di correre velocemente sui rami degli alberi.I fossili di una specie poi denominata ” Australopithecus sediba ” sono stati scoperti in una grotta a Malapa vicino a Johannesburg nel 2008 ed hanno dato ai ricercatori nuovi indizi circa l’evoluzione dell’uomo.Questo fossile rappresenta la forma di transizione tra l’Australopithecus africanus (genere Australopithecus) e l’Homo habilis o il più tardo Homo erectus (genere Homo, il nostro).
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Science,sediba misurava in piedi circa 1,3 metri di altezza ed aveva una gabbia toracica stretta e simile a quella delle scimmie ma con una colonna vertebrale flessibile più simile a quella di un essere umano;le sue lunghe braccia e il potente tronco lo aiutavano nelle scalate.
L’Australopithecus sediba aveva un piccolo tallone molto simile a quello di uno scimpanzé e camminava con una rotazione verso l’interno del ginocchio e dell’anca con in piedi leggermente ritorti.”E ‘ il compromesso perfetto di qualcuno che ha la necessità di camminare sul terreno in modo efficace per lunghe distanze ed allo stesso tempo, è uno scalatore molto capace “, ha detto Lee Berger , responsabile del progetto presso il Wits evoutivi Studies Institute in Sud Africa . I ricercatori hanno in programma ulteriori studi per vedere come questi fossili dei primi parenti umani conosciuti come hominidi siano confrontabili ad altri resti , perchè aiutino a mettere insieme i pezzi dell’evoluzione .
I sedimenti della grotta estratti di recente nel sito di Malapa includono uno strato di roccia vulcanica che ha sigillato l’unità sedimentaria contenente i fossili di Australopithecus sediba.La datazione Uranio/Piombo in combinazione con l’analisi paleomagnetica e stratigrafica della roccia magmatica e dei sedimenti sottostanti, fornisce la data, approssimativamente di 1,98 milioni anni fa per questi fossili. Questo raffinato sistema di datazione suggerisce che l’Australopithecus sediba di Malapa sarebbe stato la prima prova incontestabile dell’origine africana dell’Homo.

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Le ossa della mano di un singolo individuo con una chiara appartenenza sono scarse nei reperti fossili, fatto che ha ostacolato la comprensione dell’evoluzione delle capacità manipolative negli ominidi.In questo sito,invece,sono stati rinvenuti un polso quasi completo e la mano di un adulto di sesso femminile;la mano presenta una serie di caratteristiche simili a quelle dell’Australopithecus, come ad esempio un forte apparato flessore associato allocomozione arborea e caratteristiche simili a quelle dell’Homo, come un lungo pollice e le dita brevi associabili alla precisione della presa e alla capacità di produrre utensili in pietra. Confronti con altri ominidi fossili suggeriscono che ci siano stati almeno due morfotipi di mano distinti in tutta la transizione Plio-Pleistocene. I fossili ritrovati suggeriscono che l’Australopithecus sediba potesse avere le condizioni di base associate ad una precoce produzione ed uso di utensili in pietra.Comunque l’uso della zampa anteriore soprattutto per la prensilità e la manipolazione sembra sorgere più tardi, probabilmente con l’emergere dell’ Homo erectus.
Due parziali colonne vertebrali di Australopithecus sediba consentono di approfondire alcuni temi riferiti alla mobilità della colonna vertebrale, curvatura lombare, formula vertebrale, e posizione della vertebra di transizione dei primi ominidi.Questo soggetto probabilmente possedeva cinque vertebre lombari e cinque elementi sacrali, la stessa configurazione che si verifica grossomodo negli esseri umani moderni. Questo dato contrasta con altre interpretazioni del numero di vertebre negli ominidi. È importante sottolineare che la vertebra di transizione è distinta e sopra l’ultima vertebra toracica. Questa configurazione avrebbe contribuito a una colonna vertebrale altamente flessibile rispetto ai precedenti membri del genere Australopiteco e più simile a quella dello scheletro dell’Homo erectus di Nariokotome (Il “ragazzo di Nariokotome” visse in Africa circa 1,6 milioni di anni fa. Morì a 11 anni ma, se fosse riuscito a diventare adulto, avrebbe potuto raggiungere un’altezza di 1 metro e 80 centimetri. Era un esemplare di Homo ergaster, un probabile nostro precedente stadio evolutivo).
La forma del torace di primi ominidi è stato un punto di contesa per più di 30 anni a causa delle condizioni di frammentarietà delle costole degli ominidi fossili ed anche se alcuni degli esemplari che sono stati recuperati hanno costole abbastanza complete da permettere il riassemblaggio abbastanza accurato della forma del torace, lasciano aperta la questione se il petto sia stato di forma cilindrica come gli esseri umani e dei loro antenati evoluti.

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http://www.profleeberger.com/
http://www.sciencemag.org/
Australopithecus sediba Hand Demonstrates Mosaic Evolution of Locomotor and Manipulative Abilities
Tracy L. Kivell, Job M. Kibii, Steven E. Churchill, Peter Schmid, and Lee R. Berger
The Vertebral Column of Australopithecus sediba
Scott A. Williams, Kelly R. Ostrofsky, Nakita Frater, Steven E. Churchill, Peter Schmid, and Lee R. Berger
Geological Setting and Age of Australopithecus sediba from Southern Africa
Paul H. G. M. Dirks, Job M. Kibii, Brian F. Kuhn, Christine Steininger, Steven E. Churchill, Jan D. Kramers, Robyn Pickering, Daniel L. Farber, Anne-Sophie Mériaux, Andy I. R. Herries, Geoffrey C. P. King, and Lee R. Berger
The Foot and Ankle of Australopithecus sediba
Bernhard Zipfel, Jeremy M. DeSilva, Robert S. Kidd, Kristian J. Carlson, Steven E. Churchill, and Lee R. Berger

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La Stampa.L’Italia sta ruotando, durerà anni

Secondo l’Ingv i terremoti in Emilia e nelle Prealpi Venete sono diversi ma hanno la stessa antica origine
Fenomeno noto: “La placca Africana spinge e s’incunea sotto le Alpi”. Ma perché oggi la terra
trema di più?

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ROMA
È da quasi un mese che sentiamo tremare il nostro paese sotto i piedi. Non che così tante scosse di terremoto siano un’anomalia senza precedenti.È solo che dal 20 maggio scorso,
l’intensità di queste vibrazioni viene percepita distintamente dalla popolazione che vive sulla
Pianura Padana.L’ultima scossa forte risale a ieri,quando un terremoto di magnitudo 4.5 ha colpito le Prealpi Venete. Nel frattempo una serie di vibrazioni lievi, le cosiddette scosse di
assestamento, continuano a turbare l’Emilia Romagna e ad alimentare gli incubi di una
popolazione già provata. Per gli scienziati non c’è un collegamento diretto fra tutti
questi terremoti, ma il motore di queste scosse sembra comunque lo stesso.
«I terremoti in Emilia e nelle Prealpi Venete non sono in stretta relazione fra loro, anche
se rispondono alla stessa dinamica generale» osserva la sismologa Lucia Margheriti, dalla sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
La dinamica generale riguarda il movimento della placca Adriatica, che costituisce la punta più settentrionale della placca Africana, allungata come una sorta di lingua che comprende la costa orientale dell’Italia e l’Adriatico.
In questo movimento generale la placca Africana spinge verso Nord, contro la placca Eurasiatica, e in questo movimento la placca Adriatica scende sotto le Alpi.
«È l’Italia che si riorganizza, o meglio sono i pezzi di crosta terrestre sotto i nostri piedi che ora cercano di trovare un nuovo equilibrio, seppur temporaneo» sottolinea Giovanni Gregori, geofisico del Consiglio Nazionale delle Ricerche. In questo senso i terremoti, anche quelli che in quest’ultimo mese hanno colpito altre parti d’Italia, dal Sannio al Pollino ad esempio, sono il segnale di un processo geologico ben più profondo.

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«L’Italia – dice Gregori – sta ruotando in senso antiorario. La parte meridionale della crosta terrestre spinge verso la parte settentrionale e, trovando resistenza nei pressi dello                        Stretto di Messina che fa da perno, ruota e si conficca sotto le Alpi».
Questo movimento generale può provocare terremoti che fra loro sono indipendenti ma che rispondono agli stessi processi geologici.
Come d’ora in poi la situazione si evolverà, impossibile dirlo se non sul piano delle probabilità. Secondo la relazione della Commissione Grandi Rischi «è significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza». Non solo.
«Non si può escludere l’eventualità – si legge nel documento – che, pur con minore probabilità, l’attività sismica si estenda in aree limitrofe a quella già attivata sino ad ora».           Non è la previsione di un nuovo terremoto.
«Abbiamo solo espresso le nostre valutazioni scientifiche scaturite dall’analisi dei fenomeni in corso e delle strutture geologiche coinvolte, su cui abbiamo accumulato molte informazioni»,         precisa Luciano Maiani, presidente della Commissione Grandi Rischi.
«Purtroppo i margini di errore di questi probabili scenari sono elevati perché la crosta terrestre è ben lontana dai nostri occhi», dice Warner Marzocchi, dirigente dell’Ingv. L’unico modo per prospettare un possibile scenario futuro è ricorrere ai documenti storici, alle testimonianze dei terremoti passati.
Questo significa per l’Emilia Romagna andare di molti secoli indietro nel tempo. «Abbiamo a disposizione modelli – sottolinea Marzocchi – che al momento ci dicono soltanto che il terremoto potrebbe durare anche qualche anno». L’intensità delle scosse dovrebbe tendere a diminuire ma, considerata la struttura complessa dell’Emilia Romagna, non possiamo escludere sismi di magnitudo pari o superiore a 6.
La parte orientale della struttura sismica padana, quella sotto i piedi di Ferrara, fino ad oggi è stata relativamente tranquilla.Il timore degli scienziati è che, così come hanno fatto quella centrale e occidentale, arrivi a un punto di rottura provocando un terremoto di intensità simile a quello del 20 o del 29 maggio scorso. «L’ultima parola, quindi, spetta alla Natura che, nel caso dei terremoti, parla un linguaggio incomprensibile per noi esseri umani», conclude Marzocchi.

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http://www.lastampa.it/2012/06/10/italia/cronache/l-italia-sta-ruotando-durera-anni-5EK9xYsihK1ehLeYdvzrwO/pagina.html?exp=1

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I Fenici

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Le parole “verità fenicia” o ” fides Punica” e ” storia fenicia ” furono utilizzati dagli antichi Greci e Romani a significare un tradimento o una bugia . Mentre i Fenici erano considerati molto capaci come marinai ( i Romani clonarono con entusiasmo una cinqueremi cartaginese quando la trovarono incagliata ed abbandonata ) , artigiani e commercianti noti, tra le altre cose, per il loro vetro e la porpora , erano disprezzati dalla maggior parte degli scrittori classici che li hanno descritti utilizzando commenti razzisti o proto – razzisti che troviamo nella letteratura degli Ellenici e dei Romani , in pratica fu l’invenzione del razzismo nell’antichità classica.
Nell’Iliade , la descrizione dei Fenici non è negativa , mentre nell’Odissea , inizia la spirale verso il basso .
Nell’Iliade ( 23,740-44 ) ,ci si riferisce ai Fenici come “abili artigiani di Sidone ” e si fa menzione del fatto che i Fenici utilizzavano l’acqua per produrre l’oggetto artigianale. Nell’Odissea ( 14,287-297 ) i Fenici sono invece ingannevoli e avidi .Sempre nell’odissea( Od. 15,415-8 ) , una donna fenicia attraente ed alta è descritta come abile nel lavoro manuale .
Platone ( 427-347 aC )
( Leggi 747C – e) descrive i Fenici come gretti e avidi .In altri punti (D. 637D -e ),li descrive come guerrafondai ( come fa Aristotele [ Pol . 1324b ] ) . Storia fenicia = bugia (Resp. 414c ) .
Plauto ( c. 254-184 aC )
Plauto nella sua commedia su un fenicio, descrive i Fenici come astuti.
Polibio (2 ° C aC )
Cita i Fenici come navigatori .
Diodoro (1 ° C aC )
Pionieri marinai e commercianti .
Cicerone ( c. 106-43 aC )
Barbari con una tradizione come pirati navali , attribuendo il lusso ai Greci e l’avidità ai Fenici . Egli li chiama”i più insidiosi fra gli uomini” .
Cornelio Nepote ( 99-24 aC )
Nepote , il biografo di Annibale , dice che Annibale superò i propri comandanti in abilità.
Livio ( c. 59/64 aC – dC 17/12 )
Annibale è descritto come crudele , perfido , senza timore degli dei e con nessun scrupolo religioso .
Plinio il Vecchio ( 23-79 dC )
Inventori del commercio .
Non è mai esistito un paese o impero chiamato ” Fenicia “.Il termine greco per punico è  ‘ Phoenikes ‘ ( Phoenix) , da ciò , Poenus . I Greci non distinsero tra Fenici occidentali ed orientali , ma i romani lo fecero – una volta che i Fenici occidentali con Cartagine iniziarono a competere con loro .
I Fenici nel periodo dal 1200 ac. fino alla conquista di Alessandro Magno nel 333 , vivevano lungo la costa levantina (e quindi dovrebbero essere considerati Fenici orientali )  . Dopo la diaspora fenicia , Fenici è stato utilizzato per riferirsi a persone dei territori occidentali rispetto alla Grecia .
Il termine fenicio – punico fu talvolta usato per zone della Spagna , Malta , la Sicilia , la Sardegna e l’Italia , dove c’era una presenza fenicia . La designazione latina è Carthaginiensis o Afer , dato che Cartagine era in Africa settentrionale .
Jonathan R. W. Prag scrive:
” La base del problema terminologico è che , se punico sostituisce fenicio come termine generale per il Mediterraneo occidentale successivamente alla metà del VI secolo , poi ciò che è ‘ cartaginese ‘ è ‘ punico , ‘ ma ciò che è ‘ punica ‘ è non necessariamente ‘ cartaginese ‘ ( e, in definitiva tutto è ancora ‘ fenicio ‘) . ”                                                                                                                                                      

alfabeto fenicio

Il nome storico di questa cultura è stato coniato dai greci e,naturalmente, non era il loro. Il nome Phoenicia deriva dalla stessa parola greca che stava ad identificare un colore rosso o viola scuro(phoinix=rosso) ;i Fenici,infatti, erano famosi per le loro tinte porpora della stoffa, soprattutto un tipo molto costoso affine alla regalità.La porpora è una sostanza colorante di tinta rossa violacea ottenuta dalle secrezioni di alcuni “molluschi marini” del genere murex. Il murice è un comune gasterpode (mollusco monovalva) del bacino del Mediterraneo, la cui conchiglia è caratterizzata da un lungo gambo e da protuberanze appuntite sul corpo.Per ottenere questa sostanza colorante, gli artigiani fenici avevano sviluppato una tecnica ben definita: si pescavano dai basi fondali grandi quantità di conchiglie, utilizzando reti con esche di pesce.I molluschi così raccolti venivano riversati in grandi vasche, nelle quali si frantumava la conchiglia. La polpa del mollusco, miscelata con acqua marina e pressata, veniva poi bollita per alcuni giorni in contenitori di piombo fino a ottenere il colorante. Poiché la lingua e gli scritti greci sono rimasti in abbondanza , mentre i testi fenici sono molto scarsi , il nome dato a questo popolo dagli ellenici è rimasto immutato nei secoli.I Fenici sono apparsi sulla scena della storia intorno al 1200 aC , un momento in cui gran parte del mondo civilizzato era invasa dai barbari .Durante questo vuoto politico e militare durato quasi 400 anni, questo piccolo gruppo di commercianti furono in grado di prosperare e gradualmente espandere la loro influenza . Invece di conquistare un impero fisico cercando di annettersi le terre contigue , a poco a poco costruirono una grande rete di commerci e colonie facendo base in alcune città indipendenti lungo la costa di quello che oggi è Libano.Gli abitanti di queste città erano ciò che restava dei Cananei (ancora una volta Canaan significa “rosso porpora”) ,alcune tribù semite che avevano occupato le città-stato in questa regione , prima al 1200 aC . Le più importanti delle loro prime città fondate furono Tiro, Sidone , Berytus ( moderna Beirut) , e Byblos ;queste città costiere erano racchiuse su di un lato dai monti del Libano conseguentemente l’ unica opportunità evidente di espansione e guadagno economico era via mare.Prima del 1200 aC. , i commercianti cananei si erano forse limitati ad operare lungo la costa levantina , l’Egitto e la costa meridionale dell’Anatolia . I minoici di Creta avevano bloccato l’ingresso nel Mar Egeo , e controllavano tutto il commercio in quella zona , e probabilmente controllavano anche il commercio più a ovest . Le città costiere cananee erano certamente controllate dall’ Egitto , e uno delle loro principali attività era fornire il legno ( i famosi cedri del Libano) alla civiltà della regione del Nilo.La civiltà minoica fu distrutta nel 1200 aC e questo fatto eliminò la maggior parte dei vincoli nel Mediterraneo e nel mare Egeo e i Fenici furono i più aggressivi tra coloro che tentarono di riempire il vuoto . In effetti le loro città erano ben posizionate per questa impresa essendo situate letteralmente al centro del mondo conosciuto; l’Egeo,la Mesopotamia e l’ Egitto erano tutti più o meno equidistanti a ovest, sud e est . Per qualsiasi delle tre regioni la via commerciale più semplice per operare con l’altra era attraverso le città fenicie . Dal IX secolo aC , l’antica età oscura si stava avvicinando la fine .                                                                              

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Per i Fenici fu un crescendo di florido e ricco mercato,ma questo attirò nemici, principalmente gli Assiri ed a fronte di ripetuti assalti e pagamenti di pesanti tributi perpetrati da questi, gli abitanti di Tiro adottarono la strategia di stabilire colonie a ovest. Le colonie riuscirono a liberarsi dalla morsa degli Assiri, anche aiutati dallo sfruttamento di metalli e dal commercio nel Mediterraneo.I Fenici di Tiro ( Libano ) fondarono appunto Cartagine , antica città-stato nella zona che è la moderna Tunisia intorno al 700 aC . Altre colonie importanti erano in Sicilia ,in Corsica ,in Sardegna e in Spagna ( le moderne Cadice e Cartagena) . Nel corso dei seguenti 500 anni Cartagine crebbe rapidamente in dimensioni e potenza e la maggior parte della sua ricchezza proveniva dalle miniere della Spagna . Cartagine fu costretta a combattere per il controllo del Mediterraneo occidentale contro i Greci e poi i Romani e,da questo periodo i Fenici divengono,nei libri di storia, i Cartaginesi.
L’economia fenicia fu costruita sulla vendita di legname , la lavorazione del legno e la tintura delle stoffe. I coloranti di tonalità variabili dal rosa al viola profondo erano fatte da una ghiandola di una lumaca di mare . A poco a poco le città-stato fenicie divennero centri di commercio marittimo e di fabbricazione di prodotti. Avendo limitate risorse naturali ,erano costretti ad importare le materie prime materie e modellavano oggetti preziosi che venivano esportati con profitto , come gioielli , metalli , mobili e articoli per la casa .Presero in prestito tecniche e stili da tutti gli angoli del mondo che toccarono come commercianti. Fortificando i siti in Sicilia e nel Nord Africa ,riuscirono effettivamente a negare alle civiltà concorrenti di accedere alle ricchezze della Spagna , della costa occidentale dell’Africa (oro , legni esotici e schiavi ) , e della Gran Bretagna ( stagno, una risorsa strategica e fondamentale, necessaria per produrre bronzo) .

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La religione fenicia era politeista e i loro dèi richiedevano sacrifici continui per prevenire disastri , soprattutto Baal , il dio delle tempeste . Nessun significativo tempio fenicio è stato ancora scoperto ,anche perchè la maggior parte delle loro antiche città giacciono sepolte sotto le città moderne .Anche la Bibbia racconta di sacrifici umani fatti dai Fenici ma questa pratica fu, in un secondo tempo, abbandonata ,non a Cartagine però dove è stato trovato un cimitero fuori dalla città che conteneva migliaia di urne di bambini sacrificati agli dei . Le famiglie nobili di Cartagine presero l’abitudine di utilizzare animali e schiavi al posto dei loro figli , ma in seguito ad un disastro militare nel 320 aC , 500 bambini provenienti dalle migliori famiglie furono sacrificati . La cultura fenicia fu influenzata in larga misura dalle loro origini semitiche e dai vicini semiti . La loro cultura, più tardi, è stata fortemente influenzata dai Greci . Ci sono pochi oggetti conosciuti oggi che sono chiaramente Fenici.Uno dei loro contributi duraturi alla civiltà del mondo è stato un proto- alfabeto , dove ogni lettera rappresentava una consonante così da ridurre in modo significativo il numero di simboli necessari per rendere le parole scritte e,quando pronunciate, le vocali erano implicite. Successivamente i Greci aggiunsero simboli per i suoni vocalici , creando il primo vero alfabeto.
Quando i Fenici iniziarono a competere con i greci per il commercio e le colonie , costruirono le prime navi pensate espressamente per la guerra . Le battagli navali crebbero di importanza durante il quinto secolo, quando la Persia combattè contro le città- stato greche per il controllo del Mar Egeo , l’Anatolia occidentale e il Mediterraneo orientale . In questo periodo le città fenicie erano sotto il controllo della Persia,infatti le navi fenicie costituirono il grosso della flotta persiana che fu sconfitto a Salamina nel 480 aC . I Romani infine eliminarono dal Mediterraneo le navi cartaginesi e portarono le guerre ad una conclusione positiva nel Nortd Africa.I Cartaginesi erano l’unico significativo esercito di terra che poteva essere considerato di derivazione Fenicia. Il loro più grande generale fu Annibale , che invase l’Italia dalla Spagna , passando le Alpi in inverno con il suo esercito e gli elefanti . La maggior parte delle sue truppe erano Celti arruolati in Spagna e in Gallia . Un punto di forza del suo esercito era la cavalleria del Nord Africa, che riuscì a circondare la fanteria romana e contribuire ad annientarla . I Romani infine sconfissero Annibale attaccandolo in Spagna prima, e poi direttamente nel Nord Africa.
Le città Fenicie erano periodicamente sotto il tallone di un conquistatore orientale dopo l’altro da circa il900 aC. al 332 aC . Non erano mai abbastanza forti per tenere a bada i potenti eserciti di Assiria , Babilonia e poi Persia , anche se spesso erano abbastanza ricchi per comprare mercenari da fuori. Nel 332 aC Alessandro Magno le prese una ad una , terminando,ancora una volta, la loro indipendenza .Diventarono città greche e persero la loro identità come Fenice per sempre.Cartagine durò altri 200 anni . Dopo essersi tenuta fuori dall’espansione greca,incontrò sulla propria strada i romani più popolosi e meglio organizzati. Alla fine delle guerre puniche nel 146 aC , il popolo di Cartagine fu portato via in schiavitù e la città fu definitivamente distrutta.
La tradizione fenicia del commercio si è svolta in Libano nel corso degli anni fino ai tempi moderni , a prescindere da chi ne abbia avuto il controllo politico .I Fenici furono la prima cultura civile a raggiungere la Gran Bretagna e le Azzorre . Ci sono prove che circumnavigarono l’Africa su commissione dagli Egizi intorno al 600 aC ed altri indizi (molto discutibili) che avrebbero raggiunto il Nuovo MONDO.IL contributo più importante che hanno lasciato fu comunque il loro alfabeto che ,modificato, si è diffuso in tutto il mondo conosciuto.

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Fonti:
http://www.angelfire.com/

About.comAncient / Classical History
“Poenus Plane Est – But Who Were the ‘Punickes’?”
Jonathan R. W. Prag

Papers of the British School at Rome, Vol. 74, (2006), pp. 1-37
“The Use of Poenus and Carthaginiensis in Early Latin Literature,”
George Fredric Franko
Classical Philology, Vol. 89, No. 2 (Apr., 1994), pp. 153-158

http://www.skuola.net/

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