Archivi categoria: surrealismo

Niccolò Ammaniti

Niccolò Ammaniti (1966)

Ti prendo e ti porto via

E’ finita.
Vacanze. Vacanze. Vacanze.
Per tre mesi. Come dire sempre.
La spiaggia. I bagni. Le gite in bicicletta con Gloria. E i fiumiciattoli di acqua calda e salmastra, tra le canne, immerso fino alle ginocchia, alla ricerca di avannotti, girini, tritoni e larve d’insetti.
Pietro Moroni appoggia la bici contro il muro e si guarda in giro.
Ha dodici anni compiuti, ma sembra più piccolo della sua età.
È magro. Abbronzato. Una bolla di zanzara in fronte. I capelli neri, tagliati corti, alla meno peggio, da sua madre. Un naso all’insù e due occhi, grandi, color nocciola. Indossa una maglietta bianca dei mondiali di calcio, un paio di pantaloncini jeans sfrangiati e i sandali di gomma trasparente, quelli che fanno la pappetta nera tra le dita.

 

Buonanotte con questa immagine che lascia uno strano senso quiete.

Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832)

FAUST.
Filosofia ho studiato,
diritto e medicina,
e, purtroppo, teologia,
da capo a fondo, con tutte le mie forze.
Adesso eccomi qui, povero illuso,
e sono intelligente quanto prima!
Mi chiamano magister, mi chiamano dottore,
e già saranno almeno dieci anni,
di su, di giù, per dritto e per traverso,
che meno per il naso gli studenti…
E nulla, vedo, ci è dato sapere!
Il cuore per poco non mi scoppia.
(Traduzione: Andrea Casalegno)

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Paulo Coelho (1947)

Na margem do rio Piedra eu sentei e chorei (Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto)
Mi sono seduta e ho pianto. Narra la leggenda che tutto ciò che cade nell’acqua di questo fiume, le foglie, gli insetti, le piume degli uccelli, si trasforma nelle pietre del suo letto. Ah, se solo potessi strapparmi il cuore dal petto e lanciarlo nella corrente, allora non ci sarebbero più dolore né nostalgia né ricordi.
Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto. Il freddo dell’inverno mi ha fatto sentire le lacrime sul viso: lacrime calde che si sono confuse con le acque gelate che scorrono davanti a me. In qualche punto, il fiume si unisce con un altro, poi con un altro ancora, finché, lontano dai miei occhi e dal mio cuore, tutte le acque si confondono con il mare.
Che le mie lacrime scorrano lontano, perché il mio amore non sappia mai che un giorno ho pianto per lui. Che le mie lacrime scivolino via, e solo allora dimenticherò il fiume Piedra, il monastero, la chiesa sui Pirenei, la bruma, i cammini che abbiamo percorso insieme.
Dimenticherò le strade, le montagne e i campi dei miei sogni: sogni che mi appartenevano e che io non conoscevo.
(Traduzione: Rita Desti)

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La fattoria degli animali

George Orwell (Eric Blair) (1903-1950)

La fattoria degli animali
Il signor Jones, della fattoria padronale, aveva chiuso col lucchetto il pollaio per la notte, ma era troppo ubriaco per ricordarsi di chiudere le finestrelle per le galline. Con il cerchio di luce della lanterna che gli ballava attorno, attraversò barcollando il cortile, si tolse gli stivali calciandoli contro la porta di dietro, si versò un ultimo bicchiere di birra dal barile nel retrocucina e si diresse verso il letto, dove la signora Jones stava già russando.
Appena la luce nella stanza da letto si spense ci fu un’agitazione e un fruscio d’ali in tutti gli aloggi della fattoria. Durante la giornata si era sparsa la voce che il Vecchio Maggiore, il verro Mezzo Bianco vincitore di premi, aveva fatto uno strano sogno la notte precedente e desiderava parlarne agli altri animali. Si era deciso che si sarebbero radunati tutti nel grande granaio appena il signor Jones avesse sgombrato completamente il campo.
(Traduzione: Arcangelo Canè)

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Herbert George Wells (1866-1946)

La macchina del tempo
Il Viaggiatore nel Tempo (sarà opportuno chiamarlo così) era intento a illustrarci un argomento molto oscuro. Gli occhi grigi brillavano vivaci; il volto, generalmente pallido, era acceso e animato. Il fuoco brillava allegro; il tranquillo riverbero delle luci incandescenti nei gigli d’argento colpiva le bollicine che apparivano e scomparivano nei nostri bicchieri. Le poltrone – brevettate da lui – ci abbracciavano e accarezzavano, senza cedere al peso del corpo; dominava quella piacevole atmosfera postprandiale, quando il pensiero vaga amabilmente libero dalle pastoie della precisione. E mentre ce ne stavamo lì seduti, in pigra ammirazione davanti all’ardore con cui illustrava il nuovo paradosso (tale lo consideravamo) e davanti alla sua eloquenza, così lui parlò sottolineando i punti principali con l’indice magro.
“Seguitemi con attenzione. Dovrò contraddire un paio di idee che sono quasi universalmente accettate. La geometria che insegnano a scuola, per esempio, è fondata su un equivoco.”
(Traduzione: Mario Monti)

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Un bellissimo e colorato fine/settimana a tutti i miei Blog/amici:

Rilassiamoci un pò con questa immagine: 4 giardini in 1 sfidando tutte le leggi gravitazionali.

Tra 10000 anni…

Quale traccia resterà di noi?Tra 100 anni nessuno nessuno ci ricorderà.Forse qualche nipote o bisnipote(se mai ne avremo) ci citerà in improbabili aneddoti o come autori di frasi mai dette.Si può obiettare che basterebbe (sic) fare una scoperta sensazionale in un qualsiasi campo scientifico o semplicemente uccidere John Lennon per passare in qualche modo alla storia,ma allunghiamo allora i tempi,diciamo:quale traccia resterà di noi tra 1000,anzi 10000 anni…nessuna,probabilmente anche quelli che oggi riteniamo storicamente rilevanti non lasceranno alcun segno.Faremo probabilmente parte degli Assiri e Cinesi ,Egizi e nazisti, in una confusa storia antica ormai perduta.E non sperate nei supporti tecnologici,già lo hanno fatto con la bibloteca di Alessandria D’Egitto custode di tutti gli scritti , si sa con quale risultato disastroso;anche allora si pensava di aver messo in salvo tutto lo scibile umano,ma bastò uno stupido(e doloso)incendio per distruggere e cancellare ogni cosa.Veramente credete che l’uomo riesca a costudire il proprio passato per 10000 anni sconfiggendo finalmente il tempo,una delle forze più distruttive dell’universo?E allora cosa stiamo facendo?Se la memoria storica sia soggettiva che oggettiva non ha nessuna possibilità di fronte al dilatarsi del tempo, perchè ci affanniamo così ad amare,odiare,lottare a vivere insomma?Non ho nessuna risposta…forse sarà un informazione genetica che ci costringe a dibatterci nella rete dove siamo capitati,chissà.Un grande aiuto può venire da ogni forma di religione,che in qualche modo gratifica e giustifica il nostro stare sulla Terra e dall’amore ,sia esso verso una o più persone,che soddisfa la nostra sete di rapporti umani,ma può venire anche dalla stupidità,la grettezza e la cattiveria, che distraggono da ogni problema esistenziale, focalizzando le energie sul vivere nel miglior modo possibile sfuttando,calpestando e violentando.Oppure la vita è proprio questa,così com’è, senza nessun motivo ne  fine, in attesa solo di una nuova evoluzione della specie,in un ciclo del quale facciamo parte, attraversando come un lampo la scena eterna.

P:S:

Pesantuccio stasera èh?Forse è meglio che continui a postare frasi da film ,foto ,filmat e immagini.

Come definire la realta’ ? Cio’ che tu senti, vedi, degusti o respiri non sono che impulsi elettrici interpretati dal tuo cervello. (da "Matrix" di Andy Wachowski)