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“Seven unsolved medical mysteries” di Alison George

Questa settimana New Scientist ha pubblicato il profilo di un medico che è la versione reale della serie TV “Doctor House”.William Gahl ha recentemente istituito il “Programma Malattie non diagnosticate” per cercare  una risposta ai casi più insoliti che hanno sfidato tutti gli altri esperti medici.
Questi casi che andremo ad analizzare ci convincono che alcuni disturbi lasciano letteralmente interdetta la scienza. Ecco una selezione dei più inspiegabili.
L’uomo albero.


Con le mani e i piedi simili a tronchi ricoperti da corteccia, Dede, un uomo di West Java, Indonesia, sembra essere veramente mezzo albero e mezzo uomo.
Ma qual è la causa di queste deformazioni? Fortunatamente per Dede, questo mistero,nel maggio di quest’anno,e stato risolto.
La causa sembra essere stata una rara deficienza immunitaria, che ha messo il virus del papilloma umano –   la causa delle verruche – fuori controllo.
Dito putrido .                                                                                           
Nel 1996 la rivista medica The Lancet ha condotto uno studio su un caso angosciante. A 29 anni, un uomo che si era punto un dito con un osso di pollo 5 anni prima, lasciando che l’infezione proliferasse,ha iniziato a emanare un odore terribile.
“Il più invalidante conseguenza di questa infezione è stato un  odore di putrido proveniente dal braccio, che faceva voltare la gente in una grande sala ma la faceva fuggire quando si trovavano in una piccola stanza, diventando quasi intollerabile”, affermava un documento medico.
La causa del malessere  non è stata identificata, e  non ha risposto agli antibiotici, cosìcchè i medici curanti hanno pubblicato un appello: “Chiediamo l’assistenza da parte di colleghi che hanno incontrato un caso simile o suggerimenti per alleviare questo tremendo odore del paziente anche se la causa non può essere eliminata”.
Quindi, cos’è accaduto a questo povero uomo?Emana ancora l’odore di putrido dopo tutti questi anni? E’stato contattato il dermatologo che lo aveva in cura per scoprirlo.
Peter Holt della Clinica universitaria di Galles ha riferito che l’infezione si è risolta spontaneamente, e la menomamte conseguenza è scomparsa. Ma la causa resta un mistero.
La sindrome di Morgellons .


I sintomi: fibre che fuoriescono da lesioni pruriginose, accompagnate dalla sensazione di prurito e di essere morsi da un parassita non meglo identificato.
Migliaia di persone in tutto il mondo accusano questi spiacevoli sintomi e sostengono di esseri affetti dalla malattia di Morgellons – un disturbo fisico la cui causa è, ancora sconosciuta.
Ma questi sintomi,per la maggior parte dei medici, sono dovuti ad un un noto disordine psicologico chiamato illusional-parassitosi, una incrollabile convinzione che le sensazioni di prurito ed i morsi sotto la pelle sono causate da parassiti, nonostante le prove inconfutabili il contrario.
Chi ha ragione? La scienza non si è ancora pronunciata, ma alcuni medici stanno cominciando a prendere seriamente in considerazione la sindrome di Morgellons. Un’ipotesi è che le fibre possono essere il risultato di una infezione da batterio Agrobacterium, che più comunemente causa tumori nelle piante.
Sindrome dell’accento estero .


Se vi svegliate e improvvisamente parlate con un forte accento giamaicano, nonostante il fatto che  non avete mai sentito un accento giamaicano prima, sono alte le possibilità che siate affetti dalla sindrome dell’accento straniero.
Il più noto caso di questa sindrome risale al 1941, quando una donna norvegese ,ferita  nel corso di un raid aereo,  si mise a parlare con un forte accento tedesco.
Questa sindrome è stata per molto tempo considerata come un disturbo psicologico, ma, alla fine, è stata associata ad un problema  neurologico che si realizza quando,ad esempio, un ictus causa danni alla parte del cervello associata con la parola.
Il vero mistero è come la gente possa parlare con un accento sconosciuto,anche se di recente gli scienziati hanno elaborato una possibile spiegazione. Mentre il malato non riesce ad esprimersi normlmente,l’ascoltatore associa ad accenti stranieri particolari la difficoltà della parola.
La donna chimera.


Immaginate di andare a fare test genetici ai vostri bambini, e di scoprire di non essere loro madre biologica.
Questa non è fantascienza.E’ effettivamente accaduto ad alcune persone nel mondo.
Nel caso in questione, si è scoperto che la madre era una chimera (un mix di due persone). C’era stata una fusione a livello genetico di due gemelli non identici unitosi in una sola persona nel grembo di sua madre.
Nessuno sa quanto sono comuni le chimere, ma con l’aumento di trattamenti di fertilità e di test genetici, ci sono più probabilità di  scoprire e studiare casi simili.
Allergia all’acqua .

Questa cosa può sembrare veramente impossibile ,visto che i nostri corpi sono circa il 60% di acqua , ma, in alcuni rari casi,alcuni individui sono risultati allergici all’acqua.
Ovviamente riescono a berla ed è ‘il lavaggio, che causa il problema. Anche pochi minuti nella vasca da bagno o sotto la doccia causa loro eruzioni cutanee.
Questa rara condizione (conosciuta con il termine medico “aquagenic orticaria”), è stata descritta per la prima volta nel 1964.
La sua causa è ancora un mistero: potrebbe essere dovuta ad una anomala risposta tossica del corpo quando l’acqua tocca la pelle, o di una estrema ed innaturale sensibilità agli ioni dell’acqua.
Tratto dall’articolo “Seven unsolved medical mysteries” di Alison George edito su New Scientist

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La macchina del tempo.

Padre Ernetti e il “Cronovisore”.

La storia che mi appresto a raccontare,se non fosse suffragata da testimonianze storiche e vissuta da personaggi inconfutabilmente e realmente esistiti,potrebbe essere considerata l’archetipo delle bufale.L’argomento è quello che ha animato la fantasia di scienziati,storici,fisici e gente comune negli anni:”Il viaggio nel tempo”.

Padre Ernetti

Siamo negli anni 70 e Pellegrino Alfredo Maria Ernetti,un monaco benedettino,esorcista di fama e studioso di musica,rilascia un’intervista alla Domenica del Corriere (numero 18 del 2 maggio 1972) nella quale dà notizia di esperimenti condotti 30 anni prima, in collaborazione con altri fisici tra i quali Enrico Fermi,che avevano portato alla costruzione di una apparecchiatura denominata “macchina del tempo”.Discorrendo con il giornalista inviato del settimanale,Vincenzo Maddaloni,Padre Ernetti,dopo aver spiegato nei dettagli come era stato costruito l’apparecchio,raccontò di aver visto Mussolini arringare la folla e Napoleone Bonaparte mentre aboliva la repubblica della Serenissima.

Domenica del Corriere

Per avere un’idea sul funzionamento della macchina conviene citare la dichiarazione di Padre Ernetti stesso:” Tutta la nostra fisionomia è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora. Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo. Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l’evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio”.In effetti l’apparecchio era costituito da una serie di antenne, atte a sintonizzarsi sull’ avvenimento prescelto, basato sullo stesso principio utilizzato dagli astronomi per osservare il collasso delle stelle e delle galassie, e fondato sull’ipotesi che tutto quello che accade si trasforma in onde visive, che, poiché non si distruggono, si trasformano in una fonte di energia, rimanendo in una sorta di cappa che avvolge il pianeta, eterne ed immutabili. Suono e luce , una volta prodotti, pur non essendo più riconoscibili,  diventano energia. L’uomo lascia una scia, i suoi suoni fanno lo stesso, e tramite la macchina del tempo è possibile ricomporre e rivedere il tutto. Padre Ernetti raccontò di aver assistito alla rappresentazione del Thyeste, opera di Ennio Quinto del 170 a.C., alla quale aggiunse le parti mancanti ottenute grazie alla registrazione effettuata durante la sua rappresentazione vista nel cronovisore, avvenuta al cospetto degli antichi romani presso il tempio di Apollo, situato fra il Foro e il circo Flaminio.

La macchina del tempo

Alla domanda sul perché non avesse ancora rese pubbliche le risultanze dei suoi esperimenti, Padre Ernetti rispose testualmente ” Renderemo noto tutto quando ci sarà una controprova ai nostri esperimenti.Gli americani stanno tentando anche loro di scoprire quello che noi abbiamo già scoperto. Soltanto allora, quando noi potremo confrontare i risultati delle nostre esperienze con le loro, potremo dare notizia ufficiale della scoperta.” Aggiunse che era una scoperta pericolosa “Perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero infatti, anche il pensiero è una emissione di energia, quindi è captabile.Si potrà, cioè, per mezzo della macchina, sapere quello che il vicino o l’avversario pensa. Le conseguenze sarebbero due:
– o un eccidio dell’umanità
– oppure, cosa difficile, nascerebbe una nuova morale.
Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti, ma restino sotto il controllo diretto delle autorità.In definitiva, mistero e silenzio sulla scoperta in attesa che i tempi siano maturi”.
Ma la parte più importante dell’ intervista,quella più sconvolgente,riguardava la visione e la registrazione avvenuta, tramite il cronovisore, della passione e della morte di Gesù Cristo.
L’ intervistatore propose a Padre Ernetti una foto di Cristo dicendogli: ” Padre Ernetti,questa è una foto di Gesù ripresa dalla vostra macchina.Lei cosa può aggiungere,che commento può fare?”
Padre Ernetti ” guardò la foto, sorrise compiaciuto e disse: Verrà il tempo in cui potrò parlare”.Una cosa che riesce difficile comprendere è l’assoluto silenzio sui fisici che avrebbero partecipato al progetto cronovisore: oltre a Fermi, Padre Ernetti confermò solamente il nome di Werner Von Braun.Sia la foto del Cristo che i frammenti aggiunti al Thyestes furono contestati e tacciati di falsità,ma Padre Ernetti non si fece trascinare nelle polemiche e,forse pressato anche dal Vaticano, si rinchiuse in un ostinato mutismo.

Il cristo

Don Borello,uno dei più animati contestatori, ha poi ammesso di aver cambiato idea su Padre Ernetti nel corso degli anni, grazie anche al contributo dato dallo stesso con una lunga lettera nella quale confermava l’esistenza sia dell’apparecchio sia delle visioni ricavate da esso : “”L’esistenza dell’apparecchio (la macchina del tempo) è una sacrosanta verità,”Che si abbia captato (con quella macchina) tante cose del passato è pure una verità;che tra queste cose captate ci sia anche l’immagine di Gesù e il Thieste di Ennio è una verità”.
Alla domanda sul dove fosse finita la macchina del tempo, Borello riferisce che Padre Ernetti l’aveva portata al Viminale per una dimostrazione, e che là era stata smontata. Alla domanda sull’attendibilità di Padre Ernetti,Don Borello risponde:”Tenendo conto che era un uomo di grande prestigio e per di più un sacerdote, che scriveva poi a un altro sacerdote e suo collega nelle ricerche scientifiche, è chiaro che non posso mettere in dubbio le sue affermazioni”. Ma la storia ha un seguito nei giorni nostri.
Padre Francois Brune, teologo francese, pubblica il testo Le nouveau mystère du Vatican (“Il nuovo mistero del Vaticano”), nel quale riprende la storia di Padre Ernetti e della sua macchina del tempo arrichendola di nuovi e inquietanti particolari, aprendo nuovi scenari futuri. Nel libro Padre Burne racconta di come sia rimasto nel corso degli anni in contatto con Ernetti,( che morirà nell’aprile del 1994), raccogliendone le confessioni e in un certo senso la sua eredità spirituale. La macchina sarebbe realmente esistita, “Non solo era già funzionante, ma era già stata “sequestrata” dal Vaticano. Padre Emetti, spaventato dall’importanza incredibile della sua scoperta, si era confidato con i propri superiori e con le autorità vaticane. C’era stata una riunione segreta con il Papa e poi, di comune accordo, la macchina era stata ritirata e nascosta in Vaticano.

Il cronovisore

A Padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell’argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato e così mi confidò tutto”. Chi parla è sempre Padre Brune, questa volta in un  intervista rilasciata al settimanale Chi. . Sempre nel suo libro, rivela i retroscena della costruzione della macchina del tempo, avvenuta grazie anche all’ appoggio di Padre Gemelli dell’ università Cattolica. Il funzionamento della macchina venne verificato e sperimentato, nei modi raccontati all’inizio. Alla domanda “Esistono documentazioni di qualche tipo degli esperimenti?”, Padre Brune risponde così: “Padre Emetti mi ha detto che tutto quello che videro venne anche filmato. Nel filmato si è perduta la tridimensionalità, ma resta pur sempre un documento straordinario. Questi filmati furono poi mostrati a Papa Pio XII, ed erano presenti anche il presidente della Repubblica Italiana del tempo, il ministro dell’istruzione e vari membri dell’Accademia pontificia. Quindi molte persone hanno visto e constatato”.

Padre Brune

A quel punto sarebbe scattata una congiura del silenzio.Il Papa, membri del Vaticano e della politica, scienziati, avrebbero messo tutto a tacere, preoccupati dalle ripercussioni storiche e le ricadute sulla vita privata che l’invenzione avrebbe ottenuto. L’intervista si chiude con la domanda di rito: “Ma lei non ha nessun dubbio sull’invenzione e sul racconto di Padre Ernetti?” Lapidaria la risposta :” Nessun dubbio. Per avere dei dubbi in questo senso dovrei “calpestare” la serietà morale di un sacerdote straordinario, di uno scienziato eccezionale e di un grande amico. E io non ho nessunissimo appiglio per poter fare questo”.

Se la storia di questa incredibile macchina,può essere raccontata ,il merito va  ad Alberto Roccatano  e  le “Edizioni Andromeda” che hanno raccolto una ingente mole di documenti sul caso da me utilizzati per  questo post.

 

 

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Il principe Raimondo di Sangro

Chi si trovasse a transitare da Napoli, per turismo o per lavoro, non può lasciarsi sfuggire una visita alla Cappella Sansevero dei Sangro, altrimenti nota come “La Pietatella”. Costruita nel 1590 come cappella sepolcrale della nobile famiglia dei Sangro, è attigua al  palazzo abitativo cui era collegata da un cavalcavia misteriosamente crollato, senza cause apparenti nel 1889.Nella Cavea sotterranea sono oggi conservate, all’interno di due bacheche, le famose  Macchine Anatomiche, ovvero gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema artero-venoso quasi perfettamente integro.

La tradizione vuole si tratti di persone morte accidentalmente, cui Raimondo de Sangro avrebbe inoculato una sostanza di origine e composizione sconosciute, che avrebbe “metallizzato” tutte le vene, le arterie, i vasi capillari e alcuni organi. Altra ipotesi è quella della ricostruzione del sistema circolatorio eseguita da un medico anatomista, sotto la direzione di Raimondo de Sangro, con cera d’api ed altro materiale. In tal caso, tenuto conto delle esigue conoscenze anatomiche dell’epoca intorno al sistema circolatorio, stupisce la perfezione con la quale esso sarebbe stato riprodotto.

Le Macchine in realtà furono probabilmente realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno,effettivamente sotto la direzione di Raimondo di Sangro; il reperimento di atti notarili e fedi di credito consente di datare questi “lavori” al 1763-64. L’interesse che la Cappella ha suscitato nei secoli, stimolato dalle leggende metropolitane sorte intorno all’enigmatica figura del Principe, va però ben oltre il valore estetico delle opere ivi conservate. Gli amanti del sapere esoterico hanno assegnato al Tempietto di Raimondo di Sangro una posizione preminente nel loro vasto universo di luoghi dedicati alla “cultura alchemica”: viene annoverato, infatti, tra le dimore filosofali, assieme alle Cattedrali di Notre-Dame de Paris e d’Amiens, con le quali si tenta  di evidenziare i simbolismi comuni interpretati nell’ambito degli insegnamenti iniziatici. I seguaci delle scienze occulte, alimentandosi dell’ingiuriosa fama di stregoneria in cui è stata avvolta la memoria del Principe, sfruttano la Cappella per diffondere la fama di una Napoli Noir, città magica al pari di Torino, Praga e Lione. Ancora oggi, a circa due secoli e mezzo di distanza,a parte le ipotesi prima citate, non si sa attraverso quali procedimenti o adoperando quali materiali si sia potuta ottenere una tanto eccezionale conservazione dell’apparato circolatorio.

Raimondo di Sagro, discendeva per famiglia direttamente da Carlo Magno attraverso il ramo di Oderisio e nacque nel lontano 1710. La madre morì quando lui aveva un anno e il padre, per il dolore, si ritirò a vivere in un monastero. Il bambino fu prima affidato alle cure del nonno e poi dei Gesuiti che lo educarono dai dieci ai venti anni. .Se i due studi anatomici così inquietanti costituiscono le presenze più enigmatiche della Cappella Sansevero, il Cristo Velato,  , addirittura lascia l’osservatore senza fiato, tal è la meraviglia del velo marmoreo che, con la sua innaturale trasparenza, lascia intravedere il corpo sottostante del Figlio deposto. Non per caso Antonio Canova, pur non essendone l’autore, tentò di acquistare la scultura; non accidentalmente il maestro Riccardo Muti adottò l’immagine per la copertina di un CD del Requiem di Mozart .

Nell’Archivio Notarile di Napoli è stato rinvenuto il contratto tra il Principe e Giuseppe Sammartino(1720-1793),scultore e artista famoso per la sua abilità.In questo contratto egli si impegna ad eseguire l’opera di” una statua raffigurante Nostro Signore Morto al Naturale da porre situata nella cappella Gentilizia del Principe,cioè un Cristo Velato steso sopra un materasso che sta sopra un panneggio e appoggia la testa su due cuscini,apprè del medesimo vi stanno scolpiti una Corona di spine tre chiodi e una tenaglia”;il Principe si impegnava altresì di procurare il marmo e realizzare una ” SINDONE,una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sovra la scultura,dopo che il Principe l’haverà lavorata secondo sua propria creazione;e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo.Il quale strato di marmo dell’idea del sig.Principe,farà apparire per la sua finezza il sembiante di Nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua“.Il Sammartino si impegnava inoltre a ripulire detta ‘Sindone’per renderla un tutt’uno con la statua stessa.E a non svelare a nessuno la ‘maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la statua”. Viene concordato che l’intera opera sarebbe stata interamente attribuita al Sammartino.

Ancora un personaggio che definire misterioso è riduttivo.

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Il Disco di Festo

 Nel 1908 un gruppo di archeologi stavano scavando a Creta nel palazzo minoico di Festo e trovarono un oggetto tra i più sorprendenti della storia.Era un disco del diametro di circa 15 centimetri,di terracotta non dipinto.Su entrambi i lati erano impressi i segni di quella che sembrava una scrittura, formanti una spirale che,compiendo 5 giri,andavano verso il centro.I segni erano 241 e rimpivano tutto lo spazio disponibile.Il disco è stato datato 1700 a.c. e anticipa di circa 2500 anni i primi tentativi in Cina e di 3100 quelli in Europa della stampa a caratteri mobili.Infatti i segni sulle facce non erano incisi a mano,ma impressi nella creta morbida con stampi e questo fatto sta a significare che il popolo che ha creato il disco deve aver “stampato” altri documenti;non si creano caratteri mobili per usarli una sola volta.La forma dei segni non è simile a nessuna di quelle note e potrebbe essere originaria di Creta o importata da chissà dove.Nei 100 anni trascorsi dal ritrovamento nessun progresso è stato fatto in merito alla decifrazione dei caratteri.

Pernier, per primo, pensò a un contenuto di carattere rituale e a un significato religioso si rifece anche il Dr. Anthony P. Svoronos, che considerò i segni come una preghiera o una richiesta di divinazione,Efi Polygiannakis, nel suo libro “The Phaistos disk speaks in Greek” , sostiene che il disco è scritto con il sistema sillabico di un antico dialetto greco. Anche secondo lei il contenuto è di carattere religioso,Per il neozelandese Steven Roger Fisher, autore di Glyphbreaker,si tratta di un antico linguaggio minoico simile al greco di Micene,due linguisti americani, Rev. Kevin Massey-Gillespie and Dr. Keith Massey sono convinti che il disco contenga una formula magica o una maledizione e che il linguaggio sia indoeuropeo.Come si vede ogni interpretazione può essere considerata valida,ma il disco di Festo resta la,nel museo di Iraklion(Creta),con tutti i sui misteri irrisolti.

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Rongorongo,la scrittura dell’Isola di Pasqua

Gli abitanti dell’isola di Pasqua erano di discendenza polinesiana, e gli archeologi datano il loro arrivo verso il 400 dC. Tutto il legname presente sull’isola era completamente distrutto e azzerato già nel diciottesimo secolo. Eppure, in una lettera del dicembre 1864, il monaco Eugenio Eyraud menziona l’esistenza di centinaia di tavolette di legno coperte di geroglifici, ma quattro anni dopo, monsignor Jaussen, Vescovo di Tahiti, potè recuperarne solo cinque . Solo 21 sono sopravvissute, sparse in musei e collezioni private. La scrittura su di esse è straordinaria. Glifi sottili e notevolmente regolari, circa un centimetro di altezza, fortemente stilizzati , sono scolpiti in scanalature sulle tavolette.

La tradizione orale narra che gli scribi hanno utilizzato  ossidiana e denti di squalo per intagliare i geroglifici e che sono stati scritti dal primo gruppo di coloni guidati da Hotu Matua. Ultimo, ma non meno importante, è un fatto scoperto da tre scolari di St Petersburg (allora Leningrado), poco prima della Seconda Guerra Mondiale: 3 delle 21  tavolette superstiti recano lo stesso testo con “grafie” leggermente diverse. Nel 1958 Thomas Barthel ha fatto una catalogazione di tutto il materiale disponibile rinvenuto nell’Isola di Pasqua   nel suo “Grundlagen zur Entzifferung der Osterinselschrift” ( ” Basi per la decifrazione dello Script di Pasqua “), purtroppo mai tradotto in inglese.

Quasi quaranta anni dopo, ancora oggi le tavolette rimangono  un enigma irrisolvibile. Il loro significato rimane sconosciuto, tranne che per le linee presenti in un reperto, che, al di là di ogni ragionevole dubbio, contiene un calendario lunare, già individuato come tale da Barthel nel 1958.

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Nikola Tesla un Leonardo alla fine dell’ottocento


Tempo fa mio sono imbattuto in un personaggio veramente ingombrante sotto il profilo storico/scientifico che,colpevolmente,non conoscevo:Nicola Tesla.Tesla nasce attorno alla mezzanotte tra il 9 e il 10 luglio 1856 nel villaggio di Smiljan vicino a Gospic, nella regione di Lika (Krajina)all’epoca nel regno asburgico, ora in Croazia. Suo padre, il Rev. Milutin Tesla, era un sacerdote  serbo ortodosso  di Karlovci e sua  madre, Uka Mandi, era una casalinga. Tesla aveva un fratello e tre sorelle ed andava a scuola a Karlovac (allora Austria-Ungheria, ora Croazia),  ha poi studiato ingegneria elettronica presso il Politecnico di Graz, Austria (1875)ed è lì che ha ideato l’uso della corrente alternata. Nikola Tesla  è stato un fisico, inventore e ingegnere elettronico di insolita brillantezza intellettuale e con spiccata pratica realizzativa ed ha lavorato soprattutto negli Stati Uniti.
Tesla è famoso soprattutto per aver concepito il principio di rotazione del campo magnetico (1882) e poi per averlo usato per inventare il motore a induzione, la corrente alternata e l’invio  a lunga distanza della corrente elettrica (1888).I suoi brevetti e il suo lavoro teorico formano la base per la corrente alternata e per i moderni sistemi di alimentazione elettrica.

Ha inoltre sviluppato numerosi altri impianti elettrici e meccanici  compresi i principi fondamentali e le macchine per lo sviluppo della tecnologia senza fili, tra cui  alternatore ad alta frequenza,  la  bobina di Tesla, ed altri dispositivi come il  turbina senza pale, la candela d’accensione e numerose invenzioni. A Tesla sono stati assegnati 221 brevetti in tutto il mondo di cui 113 negli Stati Uniti : Corrente alternata, alternatori, trasformatori e motori,  comunicazione via radio, lampade fluorescenti, sistemi di accensione per autoveicoli,  turbine, ecc Tesla è stato fondamentalmente disinterassato alla ricchezza, cercava solo di ottenere fondi per continuare la sua ricerca per il miglioramento le condizioni di vita dell’umanità. Dopo il 1915, Tesla lentamente svanisce nell’oblio, infine scompaiono anche i soldi nel 1943. Più tardi, quello stesso anno, la Corte Suprema degli Stati Uniti  dichiarò Tesla, il vero inventore della radio.


Il celebre fisico Niels Bohr ha ben sintetizzato con queste parole:
” La geniale invenzione di Tesla del sistema a più fasi, nonché i suoi esperimenti sul sorprendente fenomeno delle oscillazioni in alta frequenza sono stati alla base  dello sviluppo di  condizioni completamente nuove per l’industria e per le comunicazioni radio, ed ha avuto una profonda influenza su tutta la civiltà.”Quando Tesla arrivò in america aveva con se 4 centesimi , un libro di poesia, e una lettera di raccomandazione da Charles Batchelor(suo ex datore di lavoro) per Thomas Edison che diceva:”So che esistono due grandi uomini, tu sei uno,questo giovane è l’altro ” Lavorò con Edison che,dopo aver riorganizzato le sue industrie lasciò per divergenze:mentre Edison prevedeva un grande futuro per la corrente continua,Tesla vide subito l’applicabilità infinita della corrente alternata ,soprattutto per la facilità di trasporto a grandi distanze.

Nel mese di aprile 1887, Tesla iniziò ad indagare su una cosa che più tardi si sarebbe  chiamata raggi X. Il 30 luglio 1891, fu naturalizzato,divenne un cittadino degli Stati Uniti e creò il suo laboratorio in Houston Street, a New York.Riuscì ad accendere i tubi in vuoto in modalità wireless, fornendo elementi di prova per le potenzialità di sviluppo di questo sistema di trasmissione di potenza. Intorno a questo periodo, Tesla sviluppò una stretta e duratura amicizia con Mark Twain.Trascorsero molto tempo insieme nel laboratorio di Tesla e altrove.I migliori amici del genio sono stati gli artisti. Egli strinse anche amicizia con l’editore Robert Underwood Johnson, che ha adattò in serbo diverse poesie di Jovan Jovanovi.


A 36 anni gli furono concessi i primi brevetti riguardanti il sistema polifase.Continuò poi la ricerca sul sistema e sui principi del campo magnetico rotante.Nel 1892, Tesla venne a conoscenza di ciò che Wilhelm Röntgen successivamente identificò come raggi X.Eseguì quindi numerosi esperimenti (compreso fotografarsi le ossa della mano per poi inviare queste immagini a Röntgen) ma le conclusioni a cui giunse in queso campo non sono molto note perchè gran parte della sua ricerca è stata persa nel 1895 quando il laboratorio di Houston Street fu distrutto dal fuoco.

Tesla commentò i rischi del lavorare con i raggi X prodotti dai dispositivi, attribuendo i danni alla  pelle  all’ozono piuttosto che alle radiazioni: “Per quanto riguarda le ferite sulla pelle … ho notato che sono state travisate … Esse non sono dovute ai raggi Roentgen, ma solo all’ ozono generato al contatto con la pelle.L’acido nitroso può anche essere responsabile, ma in piccola misura. ” (Tesla, in Electrical Review, 30 novembre 1895). Ciò è palesamente inesatto,infatti Tesla se ne accorse osservando un suo assistente gravemente bruciato dalle radiazioni sprigionate da tubi catodici nel suo laboratorio.Tesla fu nominato Vice-Presidente dell ‘American Institute of Electrical Engineers dal 1892 al 1894. Dal 1893 al 1895,approfondì lo studio delle correnti alternate ad alta frequenza.Riuscì a generare corrente alternata di un milione di volt usando la bobina Tesla e studiò l’effetto dei conduttori sulla pelle,attuò la progettazione dei circuiti elettrici ed inventò una macchina per indurre il sonno, il cordless,le lampade a scarica di gas e l’energia elettromagnetica trasmessa senza fili,che contribuì in modo efficace alla costruzione del primo trasmettitore radio.Nel 1899 dopo aver ideato un sistema simili all’odierna iniezione elettronica per motori e un telecomando in grado di manovrare una nave a distanza, Tesla  decise di spostare la ricerca a Colorado Springs, Colorado, dove avrebbe potuto creare la sua camera ad alta tensione per gli esperimenti sull’alta frequenza.

Scelse questa località soprattutto a causa dei frequenti temporalie l’elevata altitudine (dove l’aria, essendo a bassa pressione, ha una minore resistenza dielettrica , il che rende più facile la ionizzazione). Inoltre, la proprietà era libera e l’ energia elettrica era disponibile dall’ El Paso Power Company. Oggi,grafici  di intensità magnetica mostrano inoltre che il terreno intorno al suo laboratorio disponeva di un fortissimo campo magnetico anche rispetto alla zona circostante.
Tesla tenne un diario dei suoi esperimenti nel laboratorio di Colorado Springs dove trascorse quasi nove mesi. Si compone di 500 pagine di appunti manoscritti e circa 200 disegni, registrati in ordine cronologico tra il 1 ° giugno 1899 e 7 gennaio 1900,e contiene  le spiegazioni dei suoi esperimenti e come si è svolto il lavoro.Qui è nato lo sviluppo di un sistema di telegrafia senza fili, la telefonia e la trasmissione di potenza, la sperimentazione di elettricità ad alta tensione e la possibilità di trasmettere senza fili e la distribuzione di grandi quantità di energia elettrica su lunghe distanze.

Egli ha anche ideato un sistema di esplorazione geofisica – Sismologica – che ha definito telegeodynamics, sulla base del suo alternativo oscillatore meccanico brevettato nel 1894, e ha spiegato che una lunga serie di piccole esplosioni potrebbero essere utilizzati per  creare  terremoti grandi abbastanza da distruggere la Terra.
Molto di ciò che Tesla ha scoperto si è perso anche perchè molte cose sono state tenute segrete da lui stesso.E’ quasi impossibile analizzare tutti i campi dove Tesla si è mosso con successo inventando nuove soluzioni o scoprendo sistemi fino ad allora sconosciuti e neanche immaginati,ma la sua vita si avvicina ,su scala diversa,a quella di Leonardo da Vinci.Tutti e due hanno precorso i loro tempi spesso non capiti,sempre fuori dal loro tempo,veri e propri ooparts viventi.

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Annunaki,Dei Sumeri o visitatori?


Tra le prime civiltà ci sono stati  diversi popoli che vivevano nelle fertili valli comprese tra il Tigri e l’Eufrate , o Mesopotamia, che in greco significa “tra i fiumi”. A sud di questa regione, in un settore attualmente in Kuwait e Arabia Saudita settentrionale, un misterioso gruppo di persone, che parlava una lingua estranea a qualsiasi altro linguaggio umano conosciuto, cominciò a vivere in città,  governate da una sorta di monarca, ed iniziò a scrivere.Erano i Sumeri , una delle prime società urbane ad emergere nel mondo, nel sud della Mesopotamia più di 5000 anni fa. Svilupparono un sistema di scrittura cuneiforme che avrebbe influenzato l’area geografica per gli  anni a venire e,  circa nel 3000 aC, si cominciarono a formare grandi città-stato nel sud della Mesopotamia che  controllavano zone di parecchie centinaia di miglia quadrate. I nomi di queste città parlano di un passato lontano e nebbioso: Ur, Lagash, Eridu.

I Sumeri erano costantemente in guerra gli uni con gli altri oltre che con gli altri popoli,soprattutto per l’acqua, scarsa e preziosa risorsa. Il risultato a lungo termine di queste guerre è stata la crescita delle grandi città-stato, poichè la più potente inghiottiva la più piccola .Gli antichi babilonesi sono stati a lungo considerati come i migliori astronomi  del mondo antico perchè diverse migliaia di anni prima di Copernico si resero conto che la terra e gli altri pianeti erano  tutti  sferici e ruotavano intorno al sole.Con queste conoscenze erano in grado di prevedere con precisione le eclissi di sole e di luna.Nuovi testi babilonesi tradotti indicavano la posizione delle stelle e dei pianeti ma anche la certezza che  sono stati calcolati in base a complesse equazioni ereditate dalla civiltà sumerica. I Babilonesi sembravano non capire le basi di queste equazioni e delle formule, ma sapevano solo come usarle.Erano i Sumeri che avevano una più esatta conoscenza del sistema solare. Il calendario è stato creato originariamente dai Sumeri circa nel 3000 aC ed è anche diventato il modello per il nostro.

Questo popolo ha infatti basato il proprio calendario sui cicli della luna,dividendo così l’anno in 12 mesi. I Sumeri erano a conoscenza anche delle più arcane  funzioni astronomiche, alcune delle quali è difficile capire come sia stato possibile, per loro, arrivarne alla comprensione. Per esempio hanno intuito come la terra, girando sul suo asse , traccia nello spazio  un cerchio con il punto del polo, la cui grandezza è determinata dal passare degli anni.
Per essere precisi, il polo traccia un cerchio  di circa un grado ogni 72 anni . Questo fenomeno è chiamato la precessione degli equinozi. È possibile osservare questo effetto in una trottola o in un giroscopio. Nei primi giri il punto nord rimane fermo, ma come la rotazione rallenta, il culmine comincia a tracciare cerchi, che diventano sempre più grandi fino a che l’oggetto cade.. Un Grande Anno, il tempo necessario al polo nord per tornare allo stesso punto è  25920 anni, calcolato moltiplicando i 72 anni necessari per passare da un grado ai 360 gradi di un cerchio.I Sumeri conoscevano e avevano capito la precessione e sapevano anche la lunghezza del Grande Anno, un dato davvero straordinario, considerando gli strumenti primituivi che possedevano per effettuare misurazioni.

I Sumeri sono stati anche in grado di misurare la distanza tra le stelle in modo molto preciso. Ma come è possibile che un popolo poco più che primitivo sia stato in grado di arrivare a questo grado di conoscenza astronomica? E ancor più misteriosamente, perché? Tali mappe stellari sarebbe necessarie  per viaggiatori dello spazio, ma non per gli antichi Sumeri . Considerata la straordinaria precisione dei  calcoli astronomici sumerici, forse conviene  considerare con prudenza quei punti dove le informazioni nostre e dei Sumeri non collimano. Assegnavano 12 “corpi celesti” al sistema solare: il sole, la luna e 10 pianeti. Oggi ne conosciamo 11, ma non è stato sempre così. Fino alla fine del 18 ° secolo gli astronomi occidentali erano  a conoscenza  di 6 pianeti – Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove e Saturno. Urano è stato scoperto nel 1781, Nettuno nel 1846, e Plutone nel 1930. Alla luce di queste considerazioni, è possibile che il 12° corpo celeste sia ancora da scoprire, forse era un pianeta che la popolazione Sumera chiamava Nibiru?

Curiosamente, nel 1972, Joseph L. Brady, un astronomo del Lawrence Livermore Laboratory ha scoperto una perturbazione nell’ orbita della cometa di Halley che potrebbe essere spiegata con la presenza di un pianeta delle dimensioni di Giove con un orbita di diverse migliaia di anni. Più di recente, è stato accertato che le traiettorie nello spazio di sonde come il Voyagers sono stati disturbati da una sconosciuta forza gravitazionale. E’ azzardato ,ma non impossibile,spiegare queste anomalie con l’esistenza di Nibiru? Forse l’ipotesi più affascinante è che  Sumeri abbiano ereditato la loro conoscenza dai loro “Dei”,gli “Annunaki.  Annunaki significa “quelli che sono venuti dal cielo sulla terra” (Anu = cielo , na = a venire, Ki = terra). Gli Annunaki erano infatti le antiche divinità dei Sumeri. Il capo del consiglio Annunaki era il Gran Anu, il dio del cielo. Il suo trono è stato ereditato da Enlil, dopo una controversia tra lo stesso Enlil ed Enki, suo cugino. Enki era un alchimista ed era considerato il responsabile della creazione dell’umanità.

Alcuni come Zecharia Sitchin, Laurence Gardner e David Icke sostengono che gli Annunaki erano in realtà extra-terrestri che sono venuti sulla Terra in antichità ed hanno manomesso il patrimonio genetico del primitivo  Homo sapiens.
Secondo Sitchin, questi esseri vivono su un pianeta chiamato,appunto, Nibiru, presumibilmente il 12 ° del nostro sistema solare, mentre altri sostengono che siano arrivati dalle Pleiadi. Resta il fatto che ,nella zona ,ci sono stati ritrovamenti di scheletri giganteschi,caratteristica fisica attribuita agli Annunaki e rimane inspiegabile la conoscenza astronomica  dei Sumeri alla quale abbiamo accennato.

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Eros 433.asteroide con mistero.

Eros 433 è un asteroide scoperto nel 1898 che orbita nell’universo e,periodicamente, passa relativamente vicino alla terra .Non possiede nessuna attrattiva nè la sua forma evoca qualcosa di interessante,è il solito tubero spaziale simile ai vari Apophis,Cerere,Hidago,ma ci sono alcuni particolari che lo rendono unico.La sua orbita è ,oltre che ellittica, imprevedibile ed irregolare e sulla sua superfice,fotografata dalla sonda Near-Shemaker della Nasa nel 2000,sono state notate alcune anomalie che mal si spiegano e si giustificano.Come si nota nelle fotografie,nella zona evidenziata nella prima,una volta ingrandita,risalta un oggetto che non ha nessuna ragione di esistere lì.Sembra un cono metallico(riflette la luce) circondato da sfere con superfici lucide e nessuna spiegazione è stata tentata nemmeno dagli addetti ai lavori .Il prossimo passaggio è “previsto”,per quanto possibile,il 30-01-2012,forse all’epoca riusciremo a capire.

Le foto sono a disposizione del pubblico sul sito della Nasa.

 

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I dischi Dropas di Bayan Kara Ula


Ogni storia per essere credibile deve fondarsi su prove che dimostrino la veridicità dei fatti,e queste prove devono poter essere esibite anche dopo il trascorrere degli anni.I ritrovamenti che andremo ad analizzare , purtroppo,non hanno la possibilità di essere controllati o anche solo osservati,soprattutto per l’ubicazione,la Cina,che notoriamente non brilla nel favorire la collaborazione internazionale in qualsiasi campo gli venga richiesta.Comunque questa è la “storia” dei dischi Dropas
dove non manca nulla,dal popolo extraterrestre  letteralmente caduto sulla terra a dischi con geroglifici che vibrano a contatto della corrente.Nel 1938, un team di archeologi, guidati dal Prof. Chi Pu Tei dell’Università di Pechino, condusse un esame molto dettagliato in una serie di caverne comunicanti a Balan Kara-Ula, un distretto sul confine tra Cina e Tibet. Il gruppo trovò degli scheletri di piccoli esseri con un’ossatura delicata, ma con un cranio piuttosto ampio. Uno degli assistenti avanzò l’ipotesi che le caverne potessero aver costituito l’abitazione di una, fino ad allora sconosciuta, specie di scimmia. Ma, come evidenziò il Prof. Chi Pu Tei “qualcuno ha mai visto delle scimmie che seppelliscono i propri morti?”. Sulle pareti di queste caverne vennero scoperti disegni di uomini che indossavano un elmetto rotondo. Incisi nella roccia si trovavano anche disegni del sole, della luna, della terra e delle stelle, connessi a gruppi da una serie di punti.

Mentre gli scheletri venivano studiati  uno dei ricercatori notò un disco di pietra, largo e rotondo, dello spessore di circa 2 cm, che giaceva quasi sepolto nella polvere della caverna. Il team si mise a studiare l’oggetto che appariva, assurdamente, come una specie di disco di pietra per un grammofono. Era dotato di un foro al centro e di un sottile solco a spirale sulla superficie, che andava dal centro verso il margine. Ad un’analisi più approfondita, il solco spiraliforme, risultò essere un’inscrizione formata da una doppia riga di caratteri molto compressi. Dopo un esauriente ricerca nelle caverne, vennero rinvenuti ben 715 dischi con le stesse caratteristiche! Ogni disco aveva le stesse dimensioni: 22,7 cm di diametro e 2 cm di spessore; inoltre ogni disco aveva al centro un foro perfettamente circolare di 2 cm di diametro. Il bordo esterno era dentellato per tutta la circonferenza.  Quanto al messaggio inscritto, nessuno fu in grado di decifrarlo. Durante i due decenni nei quali i dischi rimasero a Pechino molti esperti tentarono di tradurre le inscrizioni, ma senza successo fino a quando un altro professore cinese, il Dr. Tsum Um Nui riuscì a comprendere il codice ed iniziò a tradurre i messaggi. Ben presto si rese conto che sarebbe stato meglio divulgare il messaggio solo a poche selezionate persone. Il mondo esterno rimase quindi all’oscuro, mentre le conclusioni sul significato dei dischi erano talmente eccezionali che furono ufficialmente soppresse. Il Dipartimento di Preistoria dell’Accademia di Pechino gli proibì tassativamente di pubblicare le sue scoperte. Con la collaborazione di geologi, e dopo un’analisi spettrografica, si scoprì che i dischi possiedono un alto contenuto di cobalto e di metallo (non viene riferito di quale metallo si tratta). Questo implica un origine artificiale dei dischi. Precedentemente si pensava che fossero di diorite e comunque la durezza del materiale è paragonabile a quest’ultima.

Gli scienziati russi chiesero di poter esaminare i dischi e diversi furono spediti a Mosca per essere analizzati. Essi furono ripuliti dalle particelle di roccia che, nel tempo, avevano aderito alla superficie e successivamente sottoposti ad analisi che confermarono quanto dichiarato dagli scienziati cinesi. Ma non era tutto. Posti su una speciale piattaforma girevole, essi generavano un suono ad alta frequenza e questo fece pensare che fossero stati sottoposti ad un’alta tensione; o, come dichiarò uno degli scienziati, “come se facessero parte di un circuito elettrico”.Nel 1947 l’archeologo Karyl Robin-Evans ricevette da un certo professor Lolladoff un disco di pietra che credeva fosse stato trovato in Nepal. L’oggetto sembrava essere appartenuto ad una tribù, i “Dzopa”, che lo usavano nelle cerimonie religiose. Il disco aveva il raggio di 12 centimetri e lo spessore di cinque e, secondo Robin-Evans che lo aveva posto su di una bilancia, aveva la caratteristica di aumentare e diminire di peso nel giro di poche ore. Robin-Evans si mise in viaggio verso le montagne della Cina, alla ricerca della tribù Dzopa. Dapprima passò attraverso Lhasa, nel Tibet, dove venne ricevuto dal 14° Dalai Lama, che allora aveva 12 anni. Nel 1947 il Tibet era ancora indipendente, solo nel 1950, quando il Dalai Lama si rifugiò nel nord dell’India, i cinesi si impadronirono del paese. La regione di Bayan-Kara-Ula, situata in un territorio impervio, lungo il confine cino-tibetano, non risenti molto dell’invasione. Il luogo sembrava incutere timore persino ai tibetani, tant’è vero che, una volta arrivati in alta montagna, le guide di Robin-Evans non volevano proseguire. Avevano paura. Un atteggiamento che spiega perché la regione di Bayan-Kara-Ula fosse stata scarsamente esplorata fino al 1947, eccezion fatta per la spedizione scientifica del decennio prima. Robin-Evans riuscì comunque a raggiungere la sua meta e a guadagnarsi la confidenza della gente Dzopa.

 Aveva con sé un linguista, che gli insegnò i rudimenti della lingua Dzopa, e Lurgan-La, il capo religioso degli Dzopa, gli raccontò la storia della tribù, il cui pianeta natale si trovava nel sistema di Sirio. Lurgan-La spiegò che due missioni erano state inviate sulla nostra Terra: la prima più di 20.000 anni fa, la seconda nel 1014 prima di Cristo. Durante quest’ultima visita alcune astronavi precipitarono e i sopravvissuti non furono in grado di lasciare la Terra: gli Dzopa sarebbero stati i discendenti diretti di queste genti. È importante stabilire se i “Dropa” (altra tribù in cui si raccontava sulle incisioni) e gli “Dzopa” costituissero una sola tribù, oppure appartenessero a nuclei differenti, una controversia di cui Robin-Evans sembra fosse al corrente. Sebbene il termine ‘Dropa” rappresentasse la corretta sillabazione, “Dzopa”, o piuttosto “Tsopa” era più vicino alla pronuncia esatta della parola. Nel 1963 il Dr. Tsum Um Nui decise di pubblicare la sua scoperta, nonostante il divieto dell’Accademia. La pubblicazione apparve con un titolo prolisso ma destinato a sollevare curiosità ed interesse: “I manoscritti incisi riguardanti le navi spaziali arrivate sulla Terra 12.000 anni fa”. In occidente non venne preso seriamente e, in poco tempo, l’intera vicenda sembrò svanire nell’oblio.Questo silenzio durò fino al 1967, quando il filologo russo Dr. Viatcheslav Zaitsev pubblicò un estratto della storia contenuta nei dischi sulla rivista Sputnik. Presumibilmente, l’intera “storia” viene conservata all’Accademia di Pechino e negli archivi storici di Taipei, R.O.C.. La traduzione dei dischi contiene un messaggio che può sembrare assurdo per alcuni, e bizzarro ad altri. La storia riporta la registrazione di una navetta spaziale con abitanti di un altro pianeta, costretti ad un’improvvisa fermata sulle montagne di Bayan Kara-Ula. Le scritture dei dischi spiegano come le intenzioni pacifiche dei “visitatori” furono fraintese e quanti di essi furono catturati e uccisi dai membri della tribù di Kham, che viveva nelle caverne limitrofe. Secondo il Prof. Tsum Um Nui, una delle linee incise dice: “I Dropas vengono dalle nuvole con il loro velivolo. I nostri uomini, donne e bambini si nascosero nelle caverne dieci volte prima dell’alba. Quando alla fine essi (i Kham) compresero il linguaggio mimico dei Dropas, si resero conto che i nuovi venuti avevani intenzioni pacifiche”. In un altro disco si esprime rammarico da parte della tribù dei Kham che la navetta aliena sia precipitata su quelle montagne remote e inaccessibili e che non ci sia possibilità di costruirne una nuova, in modo che i Dropas possano ritornare al loro pianeta.

Negli anni successivi alla scoperta degli scheletri e dei dischi, archeologi ed antropologi hanno appreso molte informazioni riguardo l’area isolata di Bayan Kara-Ula. E questi studi sembrano convalidare la sorprendente storia registrata sui dischi. Le leggende ancora vive presso le tribù del luogo, parlano di persone piccole, con visi gialli, venuti dal cielo, tanto tempo fa. Queste persone avrebbero teste grosse e prominenti e un corpo esile, ed il loro aspetto era così sgradevole e ripugnante che furono cacciati dalle tribù locali. Curiosamente, la descrizione degli alieni, concorda con il ritrovamento degli scheletri fatto dal Prof. Chi Pu Tei. Sia i dischi, sia i graffiti nelle caverne e gli scheletri sono stati datati intorno al 10.000 a.C.! Al tempo della scoperta, alcune delle caverne erano ancora abitate da due tribù conosciute come Khams e Dropas, i cui membri, peraltro, avevano un’apparenza quantomeno singolare. Semplicemente le due tribù non corrispondevano ad alcuna categoria razziale stabilita dagli antropologi. Entrambi avevano una statura simile ai pigmei; la loro statura andava dal metro e 15 al metro e 40 cm., ma la statura media era di 1,25 m. La loro pelle tendeva al giallo e le loro teste erano sproporzionatamente grandi e con pochi capelli sparsi; i loro occhi erano grandi, ma non di tipo orientale, di colore blu chiaro. La struttura del viso era ben formata, simile alla razza Caucasica, e i loro corpi erano estremamente sottili e delicati. Il peso degli adulti oscillava tra i 17 e i 24 Kg.Nel 1955 giunse uno starordinario report dalla Cina: nella provincia di Sichuan, al limite orientale delle montagne di Baian Kara-Ula, furono scoperte, appartenenti ad una tribù locale, 120 persone etnologicamente non classificabili. L’aspetto più importante di questa nuova tribù era la statura dei suoi membri: non più alti di 1,2 metri. L’adulto più piccolo misurava solo 63 centimetri! Nel 1974 l’ingegnere austriaco Ernst Wegerer si imbatté in due dischi nel Museo Banpo di Xian e li fotografò. Il divulgatore di paleoastronautica Erich von Daniken seppe dei dischi e delle foto di Wegerer e ne scrisse su uno dei suoi libri, senza ottenere molto credito. Fu Hartwig Hausdorf a cambiare la situazione. Nel marzo 1994, assieme a Peter Krassa, amico di von Daniken, parti per la Cina. Più tardi Hausdorf dichiarò: “Nello Xian visitammo il Museo Banpo, cercando i dischi che Wegerer aveva fotografato venti anni prima. Ma il nostro ottimismo non venne ripagato. Non riuscivamo a trovare in nessun posto alcuna traccia dei dischi. Wegerer si era forse inventato l’intera storia? Non ci sembrava possibile. Chiedemmo alle nostre guide e al professor Wang Zhijun, direttore del museo. All’inizio negarono l’esistenza dei dischi! Dopo avergli esibito le foto dei dischi per un’ora, Thijun disse che uno dei suoi predecessori aveva dato a Wegerer il permesso di fotografarli, che i dischi esistevano, o come minimo erano esistiti.

Poco dopo aver concesso a Wegerer di fotografarli, il direttore era stato costretto a dimettersi e di lui non si seppe più nulla. Krassa, compatriota di Wegerer, aveva tutte e quattro le fotografie. Il direttore Zhijun ci mostrò – dopo aver capito che non ce ne saremmo andati senza ottenere quello che volevamo – un libro di archeologia in cui erano riprodotte le foto dei dischi. Più tardi ci portò in un edificio vicino, dove gli artefatti del museo venivano puliti e catalogati. Su una sedia stava una copia ingrandita di undisco di pietra. Alluse che pochi anni prima arrivarono indicazioni ‘dall’alto’, dai suoi superiori, che tutte le tracce dei dischi dovevano essere fatte sparire e che si doveva dire che tutto quell’argomento era una grossa montatura.”
Hartwing Hausdorf si è mosso per poter ricevere il permesso di entrare nella zona delle montagne di Bayan-Kara-Ula per cercare la popolazione Dzopa, se ancora esiste. Dato che l’esistenza della tribù è accertata fino al 1947, è probabile che vi siano dei discendenti viventi ancora oggi, a meno che l’ordine del 1965 di “far sparire tutte le tracce dei dischi di pietra” abbia occultato ogni prova. Hausdorf, scorrendo l’ultima lista del 1982 delle minoranze nazionali riconosciute in Cina, ha riscontrato che i Dzopa non sono riconosciuti come minoranza nella loro provincia, Qinghai. Che forse non esistano più? La lista specifica che 880.000 persone non sono riconosciute come minoranza etnica. Si tratta di 25 tribù. Potrebbero essere registrate sotto nome differente, stando alla trascrizione Hanyu-Pinyin, che traduce certi nomi in modo completamente diverso rispetto al passato.
Altro mistero con cui Hausdorf si è trovato alle prese è il nome del archeologo Tsum Um Nui, che non era cinese e sulla cui stessa esistenza sono sorti dei dubbi. Ma un amico asiatico di Hausdorf gli disse che il nome Tsum Um Nei era un misto di cinese e giapponese. La pronuncia giapponese era stata scritta in cinese, così come in tedesco il nome “Schmidt” può essere detto “Smith” in America. “Ovviamente il tipo era giapponese”, realizzò Hausdorf, il che spiega come il professore sia potuto rientrare in Giappone raggiunta la pensione.
I dischi di Bayan-Kara-Ula sembrano presentare analogie con altri reperti antichissimi dalla forma discoidale. Si è parlato del disco del professor Lolladoff ritrovato in Nepal e risalente, presumibilmente, a 4000 anni fa. Esso mostra delle anomalie di rilievo: oltre ad avere la capacità di perdere peso e riguadagnarlo, senza alcuna spiegazione scientificamente valida, percosso, genera un acuto suono vibrante. Inoltre sulla sua superficie vi sono delle figure in basso-rilievo su cui si nota un umanoide macrocefalo.
Un’altra analogia potrebbe esserci con le scoperte di Festo, nell’isola di Creta (Grecia). Nel 1908, nel corso di uno scavo in questa località, una spedizione archeologica italiana scoprì un disco d’argilla di medie dimensioni, risalente al II millennio a.C., sulle cui facce sono presenti numerosi simboli. La decifrazione della sua enigmatica scrittura ideografica ha interessato, fino ai giorni nostri, molti studiosi senza giungere però ad alcuna conclusione logica e definitiva. È stato anche ipotizzato che i simboli, come quelli di Bayan-Kara-Ula, narrerebbe dell’arrivo sul nostro pianeta di una popolazione extraterrestre, in questo caso proveniente dalle Pleiadi. Questa teoria verrebbe supportata dalla presenza, sul disco, di un ideogramma, ripetuto per ben 17 volte, dall’aspetto di scudo circolare con sette protuberanze, raffiguranti le sette stelle delle Pleiadi, e da un altro simbolo che, presente una volta sola, ricorda un disco volante. Questo è quello che “sappiamo” ,ma dei dischi non c’è più nessuna traccia,quindi non è possibile nè analizzare i manufatti,nè tentare nuove traduzioni dei glifi ,magari meno fantasiose ma più esaustive.

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Cucuteni-Trypilla un popolo apparso dal nulla.

Al momento è considerata una delle più antiche civilta’ d’Europa: si sviluppo’ nelle regioni che oggi fanno parte di Romania, Ucraina e Moldavia tra il 5000 e il 3000 avanti Cristo e lascio’ reperti che si caratterizzano per una forte originalita’ e per un livello di progresso sorprendente per l’epoca. Il nome di questa civiltà è stato stabilito in modo convenzionale dagli archeologi in base ai nomi dei villaggi Cucuteni in Romania, vicino a Iasi, e Trypillya in Ucraina, vicino a Kiev, dove, alla fine del XIX secolo sono state rinvenute per la prima volta ceramiche dipinte e statuette di terracotta. Siamo di fronte ad una civiltà estesa su circa 350.000 km quadrati con insediamenti di varie dimensioni, antenati delle nostre città che si sviluppavano su centinaia di ettari, elaborate fortificazioni, abitazioni che variavano da capanne interrate a costruzioni fino a due piani, oggetti in ceramica la cui utilità si abbina in modo armonioso all’aspetto estetico, una religione affascinante le cui tracce sono marcate fra idoli e oggetti culturali dall’incredibile simbolismo, oggetti rituali la cui funzionalità è ancora in fase di interpretazione. Ma piu’ si conosce su questa cultura, piu’ essa appare misteriosa, soprattutto per ciò che riguarda i luoghi e il suo ruolo ricoperto nella storia universale; vi è anche l’ipotesi che questi luoghi potrebbero essere il punto di partenza della civiltà dei Sumeri se non, addirittura, che a questi luoghi sia riferibile il mito di Atlantide.

Gli scavi archeologici provano l’eccellente grado raggiunto dalla popolazione nell’agricoltura e confermano come non solo vi erano solo villaggi comuni, ma anche centri abitati di dimensioni impressionanti, con superfici che variavano dai 150 fino ai 450 ettari, vere e proprie “città preistoriche”. In particolare l’insediamento del bacino del  Bugo Meridionale mostrava strutture urbane con abitazioni poste in cerchi concentrici oppure disposte in linee parallele o gruppi, tese a formare piazze e luoghi destinati ad attività pubbliche o comunitarie. Alcune abitazioni erano molto grandi, da 300 a 600 metri di lunghezza, composte da molte stanze. I muri ed il soffitto erano decorati con disegni neri e rossi. I letti e altri arredamenti d’interni erano decorati con disegni complicati realizzati con colori brillanti. Alcune delle statuette ritrovate negli scavi archeologici rappresentavano personaggi importanti che vivevano nelle costruzioni appartenenti a queste città preistoriche. I volti maschili sono allungati, con nasi pronunciati. La maggior parte delle statuette femminili sono aggraziate, con lunghe gambe, alcune nude e altre avvolte in quello che sembra un abito da festa. I corpi delle donne sono tatuati in diversi punti, soprattutto sullo stomaco e sulla schiena.

I disegni ornamentali più diffusi erano spirali, rombi e serpentine (l’Albero della Vita). Alcune statuette recano ancora tracce di colore rosso e nero che riprendono i dettagli degli abiti. Tra i culti più sviluppati vi e’ quello della Madre Terra (che assicurava fecondità e fertilità), del Toro Celeste e del Fuoco (come attributo celeste). Le occupazioni di base della popolazione di Cucuteni-Trypillya erano l’agricoltura e l’allevamento di suini, ovini e bovini; verosimilmente addomesticavano i cavalli.
Gli specialisti di paleo-botanica hanno dimostrato l’esistenza di alcuni tipi di grano, orzo, cereali, legumi, viti, ciliegi e pruni. Usavano aratri a trazione animale e sofisticati forni per cuocere la ceramica. I vasi erano di diversi tipi e stili, decorati in almeno 20 modi diversi. Nell’insediamento di Nebelivka, vicino a Maydanetsky in Ucraina, gli archeologi portarono alla luce quello che puo’ essere considerato il più antico set di ceramiche dell’Est Europa, con piatti, ciotole e coppe riportanti lo stesso decoro. I metallurgici della civiltà Cucuteni-Trypillya conoscevano diversi metodi di lavorazione del rame, e perfino i metodi per ottenere le leghe metalliche, compresi rame e argento. In proporzione inferiore lavoravano anche l’oro con cui realizzavano gioielli.

Gli oggetti di metallo erano accumulati quali tesori (come quelli scoperti a Ariusd, Habasesti, Brad, Carbuna, Horodnica). Il tesoro di Ariusd (Romania) conteneva ben 1.992 oggetti di rame, il tesoro di Carbuna (Repubblica di Moldavia) 444 oggetti di metallo, mentre i tesori di Ariusd e Brad  (Romania) contenevano anche oggetti in oro. Gli insediamenti di Cucuteni-Trypillya (oggi denominati “piccole fortezze” per via della posizione dominante) mostrano sistemi di fortificazione che consistono in fossati,  terrapieni e palizzate. Nell’ultima fase di sviluppo della civiltà Trypilliana, le città di tipo proto-urbano dell’area est (Trypillia) estendevano le fortificazioni fino a tutto il perimetro dell’abitato, innalzando, talvolta, anche muri di pietra. Queste fortificazioni avevano lo scopo di difendere gli insediamenti e le ricchezze dagli attacchi delle comunità vicine e dalle tribù nomadi infiltrate nell’area attraverso le regioni delle steppe. Gli archeologi, i fisici e i paleo-botanici, impegnati nello studio della civiltà Cucuteni-Trypillya, presumono che uno dei fattori che determinarono il declino di questa civiltà agli apici del suo sviluppo fu il progressivo peggioramento della situazione ecologica, sentita in tutta l’area dell’Eurasia. Ma le vere ragioni della scomparsa della civiltà Cucuteni-Trypillya non sono ancora chiare. Ne’ si conosce l’idioma parlato pur se, secondo varie opinioni, è fra la popolazione di Cucuteni-Trypillya che andrebbe cercata l’origine della lingua Indo-Europea.

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